I magistrati non credono alla versione fornita durante l’interrogatorio da M. C., il domestico 38enne, accusato di aver provocato il decesso del bimbo di quattro anni, che era in casa con lui, lasciandolo cadere dal balcone dell’abitazione, a Napoli. Secondo l’uomo – sottoposto a fermo per l’accaduto – un improvviso malore, un capogiro, gli avrebbe fatto mollare la presa, proprio mentre si sporgeva con il piccolo in braccio. Ma gli inquirenti ritengono che i fatti non siano andati come descritto dall’indagato: anche se il movente non è ancora chiaro, tutto lascerebbe supporre che non si sia trattato di un mancamento, ma che il domestico abbia volontariamente lasciato cadere nel vuoto il piccolo.

I pm si sono basati su quanto dichiarato in precedenza da M. C. agli uomini della Squadra Mobile e anche sulla sua prima versione dei fatti, rilasciata ai magistrati in presenza del legale d'ufficio che gli era stato assegnato, prima che l’avvocato Mariassunta Zotti ne assumesse la difesa.

Inizialmente si era pensato che il bimbo fosse stato vittima di un incidente

Nelle ore successive alla tragedia, avvenuta venerdì 17 settembre intorno alle 13, si era pensato che il bimbo avesse scavalcato da solo la ringhiera mentre la mamma, incinta al nono mese, era in un'altra stanza dell’appartamento, situato al terzo piano. Tuttavia era sembrato poco credibile che il piccolo fosse riuscito a salire da solo su una ringhiera alta circa un metro.

Dopo qualche ora i sospetti si sono indirizzati sull’altra persona che era in casa, un giovane che aveva iniziato a lavorare nell’abitazione come domestico da qualche giorno e che aveva fatto perdere le proprie tracce subito dopo la tragedia. A quel punto sono partite le ricerche dell’uomo, che si occupava delle pulizie nelle case e negli uffici della zona: gli investigatori hanno trovato il sospetto nella dimora dei genitori, in un vicolo del rione Sanità, e gli hanno chiesto dell’accaduto.

Il racconto del domestico accusato di avere ucciso il bimbo

Sin da subito, il 38enne ha ammesso di essere stato in quella casa, di essersi affacciato col piccolo in braccio e di averlo fatto cadere nel vuoto. Durante il primo interrogatorio davanti alla pm Barbara Aprea l’uomo ha raccontato di essere arrivato verso le 9:15 in quell’appartamento per occuparsi delle pulizie.

A un certo punto, mentre la madre era in bagno, l'indagato avrebbe preso in braccio il bimbo che cercava di arrampicarsi su un mobile per afferrare delle merendine. Quindi, avrebbe portato il piccolo sul balcone dell’abitazione, sempre tenendolo in braccio: il bambino sarebbe precipitato in seguito a un capogiro del domestico, proprio nel momento in cui si era sporto, dopo aver sentito delle voci provenire dalla strada.

Gli inquirenti non credono al malore del domestico che avrebbe causato la caduta del bimbo nel vuoto

Gli inquirenti non ritengono possibile che il 38enne abbia sofferto di un malore così intenso da togliergli ogni forza nelle braccia, che sarebbe stato limitato a pochi minuti: quindi la gip Valentina Gallo ha convalidato il fermo dell’uomo.

Il domestico ha raccontato di aver lasciato di corsa quell’abitazione, spaventato, perché si sentiva in colpa per l’accaduto. A quel punto, tornato nel rione Sanità, si sarebbe fermato a mangiare una pizza, "per la fame nervosa dovuta alla paura". A quanto pare M. C. era in cura presso il centro di igiene mentale del suo quartiere, ma non avrebbe mai raccontato dei suoi problemi psichiatrici alla famiglia del bimbo. Dopo che il gip ha disposto la custodia in carcere, visto il pericolo di fuga, l'uomo è stato portato a Poggioreale, in attesa di un accertamento sulle sue condizioni di salute.