A Pescara circa 20 persone sono entrate in una chiesa e, appena iniziata la messa, si sono tolte la mascherina, incitando gli altri presenti a fare la stessa cosa, tra lo stupore generale e l'invito del parroco a rispettare le regole.

All'arrivo della polizia alcuni manifestanti si sarebbero scagliati sugli agenti: durante il parapiglia una donna avrebbe cercato di sfilare la pistola di ordinanza dalla fondina di un poliziotto. A questo punto gli agenti hanno iniziato a usare lo spray urticante al peperoncino per riportare la situazione alla calma.

La vicenda è successa domenica sera, nella basilica della Madonna dei sette dolori, a Pescara. Il bilancio totale è di un arresto e sei denunce.

Minacce e insulti

Tutto è cominciato all'inizio della funzione religiosa, quando una ventina di persone sono entrate in chiesa e, dopo essersi sistemate tra i banchi, hanno iniziato a togliersi le mascherine in modo plateale, richiamando l'attenzione del prete e dei fedeli, a quel punto hanno iniziato a incitare la folla a fare altrettanto. Al richiamo del sacerdote a rispettare le regole,i manifestanti hanno minacciato i presenti.

Allertati i poliziotti, tramite il 113, le autorità preposte all'ordine pubblico, al termine della messa, hanno identificato i protagonisti dell'azione.

Un pescarese di 40 anni, a quel punto, si è scagliato con veemenza verso i poliziotti, che lo hanno arrestato. Mentre lo portavano via ci sarebbero stati dei tafferugli tra alcuni uomini e la polizia, che ha denunciato altre sei persone per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni aggravate, turbamento di funzioni religiose e rifiuto di esibire documenti per attestare la propria identità.

Il Giudice del Tribunale di Pescara, chiamato a giudicare il caso, nel corso dell’udienza con rito direttissimo, ha deciso di applicare la misura cautelare dell’obbligo di presentazione agli uffici di polizia, all'uomo arrestato.

L'azione sarebbe stata coordinata in precedenza

Sembra che l'azione "dimostrativa" sia stata coordinata in precedenza e poi, attuato il piano sabotatore, la situazione si è surriscaldata parecchio, con una rabbia e insofferenza da parte dei dimostranti verso la richiesta, da parte delle forze di polizia, a fornire le generalità per l'identificazione dei soggetti coinvolti.

Non si sa chi abbia effettivamente contattato il 113, si parla di una chiamata da parte del servizio di vigilanza, ma all'arrivo gli agenti hanno ritenuto di non entrare in chiesa e di aspettare il termine della funzione per intervenire.