È durato circa 17 ore il sequestro da parte di un ex magistrato che, dopo essere entrato nel pomeriggio di lunedì 20 dicembre in un negozio in rue d’Aligre a Parigi, ha preso in ostaggio due donne, armato di un coltello.

Verso le ore 22 l’uomo ha liberato la proprietaria del bazar Go Shop, continuando a trattenere la figlia di 23 anni. Sul posto sono intervenuti gli uomini della Bri, la Brigata di ricerca e pronto intervento della polizia transalpina, che hanno circondato e isolato l’esercizio commerciale e iniziato a trattare con il sequestratore, che si chiamerebbe Abderaman, secondo quanto dichiarato dalla radio Europe 1.

Nella mattinata di martedì le forze dell’ordine sono intervenute, facendo irruzione nel negozio e liberando la giovane, senza spargimenti di sangue. Così il ministro dell’Interno Gérard Darmanin ha potuto dichiarare che l’operazione, che si è conclusa con l’arresto dell’ex magistrato, è stata un successo.

Chi è l’ex magistrato autore del sequestro

Subito l’attenzione dei media francesi si è concentrata sull’identità del sequestratore, nato a Tunisi: Abderaman B.J., 56 anni, è conosciuto nel suo quartiere per i problemi psichici manifestati ultimamente. Gli inquirenti hanno escluso la pista terroristica per il folle gesto. Invece si è saputo come l’ex magistrato fosse interessato a ridiscutere un celebre caso di cronaca nera, quello dell’assassino di Ghislaine Marchal, che ha coinvolto Omar Raddad, attualmente difeso dall’avvocatessa Sylvie Noachovitch.

Infatti recentemente questa controversa vicenda giudiziaria è stata riaperta, ben 27 anni dopo la condanna di Raddad.

La vicenda giudiziaria che il magistrato autore del sequestro voleva ridiscutere

Il caso di Omar Raddad è stato al centro delle cronache transalpine per anni. Infatti risale al 1991 il ritrovamento del corpo, ormai privo di vita, di Ghislaine Marchal, ricca vedova sessantenne, nei sotterranei della sua villa situata a Mougins, nel Sud della Francia.

Le indagini si concentrarono subito su due scritte, fatte col sangue, scoperte a pochi passi dai resti della donna, sulle porte della cantina e del locale tecnico che ospitava la caldaia. Entrambe dicevano “Omar mi ha ucciso”, con uno strano errore grammaticale, essendo il verbo “tuer” – ossia “uccidere” – coniugato all’infinito anziché al participio passato.

Dopo un lungo processo, nel 1994 il giardiniere marocchino della vittima, Omar Raddad, che si era sempre dichiarato innocente, fu condannato alla pena di 18 anni di reclusione.

L’ex magistrato voleva discutere del delitto di Ghislaine Marchal con la legale di Omar Raddad

Della difesa di Raddad all’epoca si occupò il celebre avvocato Jacques Vergès, che volle trasformare le sue arringhe durante i dibattimenti in un atto d’accusa contro il razzismo in Francia. In particolare si discusse molto di quelle scritte, con decine di perizie, che puntarono a dimostrare come la vittima commettesse spesso quell’errore grammaticale. Alla fine del processo arrivò la sentenza di condanna per l’imputato, che fu molto contestata: tuttavia nel 1996, l’allora Presidente della Repubblica Jacques Chirac concesse una grazia parziale a Raddad, dopo che anche il re del Marocco era intervenuto personalmente sulla vicenda.

Dopo anni, giovedì 16 dicembre, la nuova legale di Raddad Sylvie Noachovitch, che ha sostituito Jacques Vergès deceduto nel 2013, ha chiesto la riapertura del caso con l’esecuzione di nuove perizie grafologiche. Questa importante novità avrebbe ispirato il sequestratore: infatti l’ex magistrato, che aveva recentemente interrotto la sua terapia psichiatrica, avrebbe preso in ostaggio le due donne per poter parlare con l’avvocatessa delle nuove indagini.