Il giorno dopo la strage di Licata, emergono dettagli che fanno rabbrividire. La 15enne Alessia Tardino, vittima ieri mattina, 26 gennaio, della furia omicida del 48enne zio Angelo che ha ucciso a colpi d'arma da fuoco oltre lei, il 45enne papà Diego, la 40enne mamma Alexandra, e il fratellino 11enne Vincenzo, era preoccupata per le continue liti in famiglia. Contenziosi per terreni ereditati.

Per gli inquirenti Angelo Tardino, che dopo aver ucciso i quattro familiari si è tolto la vita, aveva premeditato l'eccidio: a casa del fratello era andato armato.

Strage di Licata, in un tema una premonizione

A Licata tutti erano a conoscenza degli attriti tra i fratelli Angelo e Diego, ma nessuno immaginava che potessero sfociare in uno sterminio familiare. Le liti tra suo padre e lo zio turbavano Alessia. La 15enne si era confidata con l'amica del cuore su questo oscuro capitolo della sua storia familiare. Alessia frequentava il liceo classico Linares di Licata: da ieri, nello sgomento generale, un banco della II B è vuoto.

Compagni e professori vi hanno deposto fiori bianchi in memoria di Alessia.

Alla luce di ciò che è accaduto, ha il sapore di una premonizione l'ultimo tema in classa svolto da Alessia. L'insegnante, Floriana Costanzo, l'aveva premiata con un otto e mezzo, colpita dalla profondità con cui l'adolescente aveva svolto il compito incentrato su una poesia di Giovanni Pascoli, a proposito della distruzione del nido familiare. Il padre del poeta, Ruggero, amministratore della tenuta La Torre dei principi Torlonia, fu ucciso a colpi di fucile ufficialmente da ignoti, forse per motivi di interesse. Ieri Alessia, appena sveglia, è stata raggiunta e uccisa in cucina dallo zio per la spartizione dei beni di famiglia.

"Tranquilli, lo zio grida, ma poi gli passa", pare dicesse a lei e al fratellino la mamma Alessandra, uccisa nel sonno, per attutire la loro preoccupazione. Alcuni parenti avrebbero soprannominato lo zio 'il pazzo'. C'erano stati insulti, minacce, ma che potesse fare irruzione con tre armi nella loro casa in campagna in contrada Safarello al punto da inseguire il nipotino che si era nascosto sotto un letto con una coperta di lana a fargli da scudo, stanarlo e ucciderlo, e da annientare il loro nido familiare, nessuno poteva immaginarlo. La mamma avrebbe cercato di stemperare anche i dissapori con la cognata Mariella Camilleri. Ieri la donna ha dato l'allarme ai carabinieri: "Li ho ammazzati tutti", le aveva detto al telefono il marito Angelo prima di uccidersi.

I suoi due figli sono rimasti orfani: non sanno che i cuginetti, più o meno coetanei, sono stati uccisi dal padre suicida.

Licata, tutto per la 'roba'

L'ultimo litigio tra i due fratelli risale a un giorno prima della strage, martedì scorso. Avevano litigato per l’acqua di un pozzo e per il posteggio all'ingresso della proprietà: terre che il padre aveva donato ai due fratelli sei anni fa. "Tu hai avuto di più, il tuo furgone è sempre in mezzo e non posso passare", avrebbe sbraitato Angelo nell'ultima esternazione. Quando il padre era ancora in vita, aveva cercato di mettere pace tra i figli dividendo in modo equo tutta la proprietà. D'altra parte, fino a martedì, le dispute non erano mai sfociate in una denuncia.

Ieri, quando Angelo si è presentato prestissimo, alle 6 e 30, a casa del fratello, Diego gli ha aperto senza sospettare che fosse armato. Nel centenario della morte dello scrittore siciliano Giovanni Verga che ha individuato un tratto caratteriale dei corregionali nell'ossessione della 'roba', Angelo Tardino, solo per questa ragione, avrebbe sacrificato persino i nipoti. Il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio, in una nota stampa, ha spiegato il movente: "Il motivo del crimine sarebbe rintracciabile in questioni personali e patrimoniali". I militari della Scientifica, nel corso degli accertamenti, hanno raccolto 16 proiettili. Tra gli inquirenti c'è chi, profondamente turbato, ha detto di non aver mai visto nulla del genere in tanti anni di servizio, neanche nel corso di guerre di mafia.

Strage di Licata, i parroci: 'Riaffiora il dramma di Caino'

“Riaffiora il dramma di Caino, specchio di una società malata e confusa che cerca il profitto calpestando il diritto alla vita. Come Comunità ecclesiale non possiamo tacere; abbiamo il dovere di annunciare il Vangelo della misericordia, del perdono, del rispetto per la vita, dal suo nascere al suo naturale compimento, di affermare il primato dell’essere sull’avere", hanno scritto in una nota congiunta i parroci di Licata. Di un Paese "affetto da un cattivismo crescente", ha parlato, invece il sociologo siciliano Francesco Pira.

Intanto, i carabinieri hanno accertato che il fratello ucciso aveva in casa un revolver, oltre a un fucile e a una vecchia carabina regolarmente detenuti. L'omicida suicida aveva quattro armi, anch'esse denunciate.