Resta nel carcere di Monza Lorenzo D’Errico, il 35enne accusato di aver ucciso il padre 65enne Carmine con 40 martellate e averne distrutto il corpo: lo ha stabilito il gip, ieri, 7 febbraio, durante l'udienza di convalida del fermo. La svolta nel caso di scomparsa è avvenuta lo scorso 3 febbraio quando il 35enne è stato prelevato dai carabinieri nella casa di Cusano Milanino e arrestato per il pericolo di fuga con l'accusa di omicidio volontario aggravato. Era stato proprio Lorenzo a denunciare la sparizione del genitore: a suo dire, il 65enne malato terminale di cancro, si sarebbe allontanato dalla villetta di via della Libertà, dove entrambi vivevano, per comprare una pizza e non avrebbe più fatto ritorno.

Carmine D'Errico, silenzio del figlio in carcere

Per gli inquirenti a breve potrebbe arrivare la confessione. Di fatto, durante l'interrogatorio in carcere, il figlio che fino a pochi giorni prima aveva lanciato appelli in tv per ritrovare il padre, non ha risposto a nessuna delle domande del gip né si è difeso, ma è rimasto impassibile. Prima dell'arresto, aveva fatto dichiarazioni quali: "Aspettiamo informazioni, ci stiamo preoccupando". E poi "Io sono una delle quattro ultime persone che ha visto mio padre, io, due miei amici, il pizzaiolo", lasciando intendere che stanco di curarsi, l'avrebbe fatta finita. Aveva anche detto: "Sono una persona abbastanza cinica e dopo un mese non ho delle belle aspettative".

Per gli inquirenti avrebbe portato avanti una messinscena convinto di riuscire a tenere tutto sotto controllo, eccetto incappare in errori: avrebbe lavato con la candeggina l'auto della fidanzata, sarebbe stato ripreso dalle telecamere alla guida dell'auto del padre scomparso dopo che avrebbe nascosto il corpo semicarbonizzato a 30 chilometri dalla villetta dell'omicidio.

Avrebbe disinfettato la cucina di casa dove sarebbe avvenuto l'omicidio a colpi di martello, sempre con della candeggina, per la sua mania della pulizia, ma gli inquirenti avrebbero rintracciato microscopiche tracce di sangue sul soffitto e sotto il tavolo.

L'odio, solo movente del delitto

Il movente del delitto sarebbe esclusivamente l'odio che il figlio provava verso il padre.

Secondo un vicino che conosceva Carmine da 30 anni, padre e figlio vivevano in casa come estranei. Un'estraneità rotta da tensioni e litigi perché il figlio non lavorava e il pensionato avrebbe sofferto molto della condotta di Lorenzo. "Come ha detto un carabiniere eravamo due sconosciuti sotto lo stesso tetto": con queste parole, il 35enne davanti alle telecamere aveva sottolineato il complicato rapporto che aveva con suo padre. Con fare sicuro, aveva accompagnato la troupe di Chi l'ha visto? nell'esplorazione della casa per spiegare come erano divisi gli spazi tra lui e il padre, e come si sarebbe accorto della scomparsa del 65enne. Da subito, aveva negato ogni coinvolgimento nella sparizione del padre e aveva consegnato ai carabinieri un'arma da fuoco che avrebbe trovato in garage e per la quale non avevano la licenza né padre né figlio.

Dalla sua ricostruzione dei fatti, il 30 dicembre sarebbe entrato in casa e avrebbe visto il cartone della pizza nel cestino davanti alla porta d'ingresso della stanza del padre: sarebbe bastato a fargli ritenere che il 65enne fosse rientrato. Invece, la mattina dopo, avrebbe trovato la porta della stanza aperta e l'auto mancante. Da quel momento si sarebbe accorto della scomparsa del padre.

Carmine D'Errico, l'amato pappagallo

Da quando due anni fa Carmine era rimasto vedovo, la sua unica compagnia era costituita da un pappagallo e da un acquario. Lorenzo, quando ancora di Carmine non si avevano notizie, si era disfatto del pappagallo dandolo allo zio. Forse avrebbe ucciso il padre proprio per le liti a causa degli escrementi dell'animale.

"Tutti voi cari giornalisti, state prendendo un po' lucciole per lanterne": aveva detto con tono sarcastico Lorenzo dopo il servizio andato in onda a Chi l'ha visto? per replicare ai telespettatori definiti "commentatori seriali su Facebook che si annoiano e devono scrivere le loro c****e". Aveva replicato anche sul pappagallo: "L'ho trovato io e gliel'ho regalato io. Dato che siamo separati in casa, così parli con quel qualcuno", aveva precisato. Poi, se l'era presa con chi lo aveva accusato d'essere poco affabile: "Sì è vero, ho l'empatia di uno scolapasta, è vero anche che eravamo due sconosciuti in casa". Quando Lorenzo D'Errico è stato arrestato, non sapeva che il corpo del padre ritrovato semicarbonizzato a metà gennaio in una fabbrica dismessa a Cerro Maggiore, era stato già identificato grazie al test del Dna. La scoperta era stata fatta da un gruppo di rapper giunti sul posto per girare un video.