Continuano le indagini sulla morte di Liliana Resinovich, ex dipendente 63enne della Regione Friuli Venezia Giulia. Da quanto riportato dalle pagine di Cronaca Nera de Il Piccolo, la donna il 14 dicembre scorso (il giorno della scomparsa) sarebbe stata ripresa anche da una delle telecamere di sicurezza installate in via Damiano Chiesa. Nei prossimi giorni sono in programma a Milano nuovi accertamenti tecnici irripetibili su alcuni reperti.
Liliana Resinovich sarebbe stata ripresa anche in via Chiesa
Liliana Resinovich, sposata con il fotografo 72enne Sebastiano Visintin, è scomparsa da Trieste martedì 14 dicembre.
Quella mattina, stando a quanto ricostruito, la donna avrebbe dovuto incontrare l'ex podista 82enne Claudio Sterpin, con il quale - negli ultimi mesi - aveva allacciato un'affettuosa amicizia. Tuttavia, all'appuntamento non si è mai presentata e, dopo alcune ore, sono scattate le ricerche che si sono concluse il 5 gennaio, con il ritrovamento del corpo. In questi giorni gli inquirenti, nella speranza di individuare un particolare utile a ricostruire quanto accaduto, starebbero passando al setaccio nuove immagini registrate dalle telecamere di sicurezza site in via Domenico Chiesa, a due passi dalla Scuola di Polizia. I frame mostrerebbero camminare una sagoma, ma gli investigatori sarebbero certi che si tratti proprio di Liliana.
La 63enne, com'è noto, il giorno in cui è sparita, è stata ripresa anche nei pressi del capolinea degli autobus di piazzale Gioberti.
Nuovi accertamenti per capire com'è morta Liliana Resinovich
Il corpo senza vita di Liliana Resinovich è stato ritrovato, chiuso in due sacchi neri, nel boschetto nei pressi dell'ex ospedale psichiatrico San Giovanni.
L'autopsia non ha chiarito le circostanze che hanno condotto la 63enne alla morte e, in attesa dei risultati dei test tossicologici, si stanno eseguendo una serie di accertamenti tecnici irripetibili sul materiale finora repertato. Gli inquirenti, da quanto emerso, non si starebbero concentrando solo sui sacchi di nylon e su una bottiglietta di plastica contenente un liquido trasparente, ma anche su un suo guanto nero in tessuto elastico, una mascherina chirurgica che aveva con sé e un cordino.
Le analisi biologiche, volte a individuare eventuali impronte o tracce di Dna, dovrebbero iniziare venerdì 11 febbraio nel Gabinetto regionale di Polizia scientifica della Questura di Milano. Ulteriori verifiche saranno svolte anche sugli indumenti intimi indossati da Liliana e sulle chiavi ritrovate nella giacca. Il mazzo, si è scoperto, non era quello che la 63enne utilizzava abitualmente, ma era quello di "riserva". Per il momento, il fascicolo relativo alla scomparsa e alla morte di Lilly - com'era soprannominata da suoi cari - è aperto "formalmente" per sequestro di persona.