Il giallo della morte di Liliana Resinovich sembra insolubile. A oltre tre mesi dal ritrovamento del corpo della 63enne in un boschetto dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste, il mistero si infittisce. L'ultimo esame, quello del Dna, 'scagiona' i tre uomini che Lilly frequentava: il marito Sebastiano Visintin, il cosiddetto amico speciale Claudo Sterpin, e il vicino di casa Salvatore Nasti. A tutti e tre è stato prelevato nelle scorse settimane un campione di materiale genetico per confrontarlo con quello sullo spago che legava i sacchetti di nylon infilati in testa alla 63enne.

Liliana Resinovich, ultimo tentativo: l'esame istologico

Si è trattato di un omicidio o di un suicidio? Dopo mesi di ipotesi e misteri, l'ultima novità sul caso riattualizza il dilemma iniziale e pone gli inquirenti di fronte alla paventata possibilità che possa rimanere senza risposta. Dopo l'autopsia, la tac, l'esame tossicologico, anche la prova del Dna non ha permesso di arrivare alla svolta attesa: non sembra esserci un colpevole. I profili genetici di Sebastiano Visintin, Claudio Sterpin e Salvatore Nasti sono stati messi a confronto con la traccia sia pure molto 'debole' di Dna presente sul laccio trovato al collo di Liliana.

Il risultato dell'analisi comparata è che quel Dna non appartiene a nessuno dei soggetti su cui si sono concentrate le indagini di laboratorio della Scientifica.

Potrebbe trattarsi di materiale frutto di contaminazione. Sullo stesso laccio, invece, è presente in abbondanza il Dna della donna scomparsa il 14 dicembre, trovata morta lo scorso 6 gennaio, in posizione fetale in due sacchi neri e con la testa infilata in due buste di plastica chiuse dal famoso laccio.

Autopsia e Tac non hanno individuato alcun segno di violenza sul corpo della donna e l'esame tossicologico ha escluso che possa aver ingerito farmaci o droghe, o che possa essere stata avvelenata.

Elementi che, alla luce dell'ultimo esame, farebbero nuovamente propendere gli inquirenti per l'ipotesi suicidio. Dopo tutto questo tempo, il fascicolo aperto dalla Procura di Trieste verte ancora sull'ipotesi del sequestro di persona, non c'è un indagato e ora, il marito e l'uomo con il quale Liliana avrebbe avuto una relazione, che si sono lanciati reciprocamente accuse a distanza, sembrerebbero uscire di scena.

Ultimo tentativo alla ricerca di prove, l'esame istologico: esplorazione al microscopio sui polmoni per rilevare un’eventuale asfissia e accertare se lo scompenso cardiaco acuto che secondo l'autopsia ha provocato la morte, possa essere stato cagionato da soffocamento. "Sul caso non ci sono novità investigative, altrimenti mi sarebbero state riferite. Se ci saranno novità parlerò attraverso comunicati stampa, come ho sempre fatto. Le illazioni le lascio fare agli altri": queste le conclusioni del procuratore Antonio De Nicolo.

Liliana Resinovich, Sterpin: 'C'è un assassino libero'

Appresa la novità, Sterpin ha commentato: "Lilly non si è suicidata. C'è un assassino libero". Per l'ex maratoneta 82enne, non avrebbe potuto suicidarsi.

"L'ho pensato dall'inizio e lo penserò per sempre. Anche perché qualcuno dovrebbe spiegarmi: com'è possibile che il corpo sia rimasto lì per tutti quei giorni e non si sia deteriorato, ad esempio? Quella è tutta una messinscena".

"Nessuno mi ha comunicato niente sui test, l'ho letto anch'io come tutti", ha detto Sterpin che ritiene si debba cercare altrove, ipotizzando un quarto uomo: "I fatti mi daranno ragione". Sterpin ha sempre riferito che quella mattina Liliana Resinovich sarebbe dovuta andare da lui, come faceva ogni martedì all'insaputa del marito. Ma Lilly, che aveva lasciato i due cellulari e la fede nuziale a casa, da Sterpin non è mai arrivata.

Liliana, il marito: 'Mi distrugge l'idea che si sia uccisa'

Come e quando è morta Liliana Resinovich? Davvero da sola sarebbe riuscita a infilare testa e piedi nei sacchi dell'immondizia? Per gli inquirenti, a questo punto, sebbene difficile, potrebbe essere stato possibile. "Mi fa molto male l’idea che Lilly si sia tolta la vita. Non riesco proprio a immaginarlo. Mi chiedo cosa non ho capito, perché l’ha fatto? Se davvero sarà suicidio resta comunque questo mistero. Perché lei non viveva alcun disagio, o almeno io non me ne sono accorto. E questo mi distrugge", le parole dell'ex fotoreporter.

Visintin non crede all'ipotesi di un quarto uomo. Sull'esclusione di Sterpin dal ruolo di possibile indiziato, ritiene che resti responsabile di tante cose.

Ha saputo che starebbe scrivendo un libro sulla vicenda: "è meglio che si faccia curare". Del vicino di casa Salvatore Nasti, carabiniere in pensione, invece, non capisce i sospetti lanciati su di sé. "Mi ha ferito. Non ci guardiamo nemmeno più".