In passato aveva sporto una denuncia per le violenze subite dal compagno, in seguito ritirata, la 40enne di origini moldave, L. P., che è stata uccisa nella notte tra giovedì 22 e venerdì 23 a Spinea, nel veneziano. Ed è stato proprio il compagno, il 35enne romeno A. I. D., a telefonare ai carabinieri per confessare di averla massacrata a coltellate nel loro appartamento di via Mantegna, in un condominio molto affollato, dove però nessuno sembra aver sentito niente che facesse pensare a un violento litigio.
Solamente una vicina ha notato come dall’abitazione quella sera provenisse molto rumore, diversamente dal solito.
Secondo gli inquirenti, la 40enne sarebbe stata aggredita poco dopo la mezzanotte dal convivente, mentre in casa era presente anche il figlio della coppia, un bambino di quattro anni. Il piccolo, a quanto pare, non ha assistito al delitto: anche se non ha riportato ferite, è stato accompagnato all’ospedale e ricoverato per precauzione nel reparto di Pediatria. Invece il responsabile è stato arrestato e trasferito presso il carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia.
Il racconto di un’amica, connazionale della 40enne uccisa
I carabinieri hanno immediatamente avviato le indagini per ricostruire la dinamica del assassinio, anche grazie ai rilievi della Scientifica. Inoltre sono stati ascoltati numerosi testimoni, tra i quali anche una connazionale, amica e vicina di casa della vittima.
La donna ha rivelato di aver visto l'uomo la sera prima, verso le 21, insieme a un amico nel garage di casa con una bottiglia di birra in mano, come accadeva spesso. Niente faceva presagire la tragedia che sarebbe avvenuta poche ore più tardi. Inoltre la testimone ha raccontato ai giornalisti come il 28 agosto scorso la 40enne avesse chiamato i militari dell’Arma dopo essere state picchiata dal compagno.
Dietro consiglio dei carabinieri, la donna aveva sporto denuncia contro il convivente, citando – insieme a quello appena avvenuto – altri due episodi di violenza domestica, risalenti al 2020 e al 2016. Tuttavia aveva ritirato questa denuncia dopo tre giorni, in seguito alle scuse del 35enne e alla promessa che non sarebbe mai più accaduto niente di simile: a quel punto le indagini si erano fermate.
La 40enne era intenzionata a lasciare il compagno dopo l’ultimo episodio di violenze
Secondo molte testimonianze, la vittima avrebbe voluto lasciare al più presto l’appartamento che condivideva con il compagno: non era ancora fuggita per non lasciare il suo bambino con lui. In molti hanno ricordato come fosse stufa di quell’uomo, operaio alle dipendenze di una ditta di Mirano, che però lavorava come saldatore alla Fincantieri. La donna invece si occupava del figlio e si guadagnava da vivere assistendo un’anziana residente in un paese vicino. Nel 2017 i due si erano trasferiti nella casa di Spinea, poco prima della nascita del bimbo. Secondo la sindaca Martina Vesnaver si trattava di una coppia ben integrata nella comunità locale, sulla quale non c’erano mai state segnalazioni ai servizi sociali.
Inoltre si è saputo che la 40enne aveva altre due figlie, nate da una precedente relazione e residenti in Moldavia. Come racconta l’amica, la secondogenita – una ragazza di 14 anni – si era trasferita l’estate scorsa in Italia, ma la convivenza con il compagno della madre, che le impediva di uscire di casa e la rimproverava in continuazione, si era rivelata tanto difficile, da spingerla a tornare dal papà nel suo Paese.
Nelle ultime settimane la 40enne aveva subito nuove minacce
Chi indaga su questa vicenda di Cronaca Nera ha scoperto anche come nelle ultime due settimane il clima in casa fosse ulteriormente peggiorato. Dopo la denuncia e la successiva riappacificazione, il 35enne aveva ripetutamente minacciato la compagna, che gli aveva rivelato di volerlo lasciare.
Secondo un’amica della 40enne, sarebbe arrivato a dirle che l’avrebbe fatta a pezzi e rispedita in una valigia alla madre in Moldavia. Purtroppo dopo le minacce è arrivata l’aggressione mortale da parte del convivente, che si è rifiutato di rispondere alle domande dei carabinieri.