Un operaio edile di 58 anni S.C. è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio della moglie M.B. avvenuto lo scorso luglio. Il femminicidio si è consumato nella loro casa nel quartiere di Genova San Biagio.

La sentenza di colpevolezza: è ergastolo

La Corte d'Assise di Genova, con il presidente Massimo Cusatti, ha condannato l'imputato all'ergastolo. Era stato lo stesso assassino a chiamare le forze dell'ordine subito dopo l'omicidio della moglie e consegnarsi alla giustizia. L'uomo era detenuto nel carcere di Marassi.

I figli della coppia si erano costituiti parte civile e hanno ricevuto una provvisionale di centomila euro ognuno.

Il Pubblico Ministero Federico Panichi, che si era affiancato agli inquirenti nelle indagini, aveva fin da subito accusato l'operaio di omicidio premeditato.

Il legale dell'omicida, Fabio Strata, aveva escluso tale dinamica che poi è stata ritenuta non percorribile e non veritiera anche dai giudici della Corte d'Assise. S.C. non avrebbe preso bene la separazione e oltretutto vedeva malvolentieri il fatto di doversi allontanare dalla sua casa, che aveva ristrutturato. Il Pubblico Ministero aveva richiesto anche una consulenza psichiatrica per stabilire se l'operaio potesse essere in grado di intendere e di volere durante l'omicidio, dai fatti emersi però la decisione in merito è risultata essere negativa.

Alla lettura della sentenza i genitori hanno tentato di aggredire il figlio

Cannella ha ammesso di fronte al giudice per le indagini preliminari di aver perso il controllo della situazione, dicendo di essere pentito per quanto accaduto e da lui stesso provocato. L'uomo per uccidere la moglie si è servito di una corda e dopo aver commesso l'omicidio ha vagato per un po' prima di informare telefonicamente i carabinieri e accusarsi dell'accaduto.

Prima della sentenza l'uomo ha voluto rilasciare una dichiarazione spontanea attraverso la quale ha chiesto di essere perdonato: 'Chiedo perdono alla mia famiglia, ai miei figli e a tutti quelli a cui ho fatto del male', sono state alcune delle parole pronunciate dall'operaio.

È arrivato poi il momento della sentenza e a quel punto i parenti e i genitori del condannato hanno cercato di aggredire l'uomo, per placare il tutto e far ritornare ogni cosa alla calma si è reso necessario l'intervento dei carabinieri.