Giuseppe Conte e Roberto Speranza saranno ascoltati dal Tribunale dei Ministri di Brescia il 10 maggio prossimo per essere interrogati sui fatti accaduti nel primo periodo della pandemia da Coronavirus.

L'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l'ex Ministro della Salute Roberto Speranza sono indagati per come hanno gestito l'emergenza sanitaria nel febbraio 2020. La Procura di Bergamo ha condotto l'inchiesta per epidemia colposa e per non aver istituito la zona rossa in tempi rapidi ad Alzano e Nembro.

L'inchiesta della Procura di Bergamo

Dagli atti delle Procura di Bergamo emergono diverse ipotesi di reato: epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto d'atti d'ufficio e falso.

Le indagini degli inquirenti si sono concentrate sulle morti nelle RSA della Val Seriana. Secondo la relazione tecnica del professor Andrea Crisanti, si sarebbero evitate almeno 4000 vittime.

Nella stessa inchiesta ci sono altri indagati tra cui Agostino Miozzo, ex coordinatore del CTS, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, l'ex assessore regionale lombardo al Welfare Giulio Gallera, il presidente dell'Istituto Superiore della Sanità Silvio Brusaferro e il Presidente del Consiglio Superiore della Sanità Franco Locatelli.

I punti che sono emersi dalle carte dei PM

Ai responsabili vengono contestati diversi errori. Le scelte politiche in relazione all'espandersi dell'epidemia nelle zone del bergamasco, avrebbero provocato - secondo l'accusa - più morti di quanti ce ne sarebbero stati se si fossero presi provvedimenti diversi.

Tra le contestazioni fatte dai PM risalta il mancato aggiornamento del piano pandemico, rimasto tale dal 2006 e non applicato, nonostante le indicazioni dell'OMS.

Secondo gli inquirenti, i dirigenti ministeriali avevano a disposizione almeno dal 28 febbraio 2020 tutti i dati per decidere di estendere la zona rossa anche alla Val Seriana.

A Silvio Brusaferro viene contestato di aver proposte soluzioni alternative, senza attuare in questo modo i protocolli previsti dal piano. Secondo quanto emerso la Regione Lombardia inviò una email al Governo dove chiedeva di mantenere nella Val Seriana la zona gialla fino all'8 marzo 2020, nonostante la situazione fosse già molto critica.

Il mancato censimento

Un altro errore che la Procura di Bergamo contesta agli imputati è il mancato censimento e il monitoraggio dei posti letto nei reparti di terapia intensiva della Regione Lombardia. Il monitoraggio avrebbe permesso di avere la situazione sotto controllo e di attenersi ai protocolli previsti dal piano pandemico regionale. Inoltre Gallera non avrebbe verificato in modo tempestivo la dotazione Dpi, tra cui guanti e mascherine protettive per il personale sanitario. Infine dagli atti emerge che all'Ospedale di Alzano sono state date disposizioni contrarie: chiuso e riaperto nel giro di poche ore. Secondo i PM le autorità sanitarie avrebbero dichiarato il falso dicendo di aver provveduto alla sanificazione.