"Ma perché non vanno a cercare chi erano questi quattro cardinali pedofili?", ha dichiarato Pietro Orlandi rivolgendosi indirettamente ad Alessandro Diddi, promotore di Giustizia dello Stato Vaticano e titolare delle indagini su Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa, riaperte per volontà di Papa Francesco. Le voci relative alle presunte molestie sessuali da parte del defunto zio alla sorella Natalina non sono piaciute a Pietro, fratello di Emanuela Orlandi, la ragazza di 15 anni, cittadina vaticana scomparsa da Roma nel giugno del 1983.
Nel corso della conferenza stampa di martedì 11 luglio, gli Orlandi hanno smentito qualsiasi accusa nei confronti del parente deceduto, anche perché quest'ultimo, secondo le affermazioni di Pietro, non si sarebbe trovato a Roma il giorno della sparizione di Emanuela. Lo stesso Pietro ha lamentato: "Adesso puntano il dito su mio zio". Il fratello di Emanuela non comprende inoltre come mai nessuno ascolti le parole di un gendarme che qualche anno fa dichiarò come la gendarmeria vaticana si fosse data subito da fare dopo la scomparsa della 15enne. A detta della guarda vaticana in questione, Emanuela era infatti conosciuta da tutti. A suo tempo sarebbero stati interpellati anche alcuni non meglio specificati cardinali che avrebbero mostrato attenzioni morbose nei confronti di ragazzini e ragazzine.
Emanuela Orlandi: l'incontro tra Pietro e un gendarme
Nell'intervista rilasciata a Di Martedì, programma condotto da Giovanni Floris su La7, Pietro, il fratello di Emanuela Orlandi, ha fatto riferimento a presunti casi di pedofilia all'interno del Vaticano. Pietro ha raccontato di un incontro avvenuto nel 1983 con un ex gendarme.
Quest'ultimo avrebbe detto a Pietro che alcuni cardinali interpellati per la scomparsa di Emanuela guardarono le foto della 15enne, affermando tuttavia di non avere nulla a che fare con la ragazza. L'ex gendarme avrebbe parlato a Pietro di un "vizietto" da parte di tali prelati. Il fratello di Emanuela ha dunque ipotizzato come questo episodio possa suggerire che la pedofilia fosse accettata all'epoca all'interno del Vaticano, sostenendo che in quei giorni nessuno parlava ancora di pedofilia e che non esisteva nemmeno come parola.
Natalina: 'Con mio zio solo avances verbali'
Oltre alle dichiarazioni da lui fornite, Pietro Orlandi ha tirato in causa anche sua sorella Natalina. Questa ha subito chiarito che l'episodio riguardante le voci relative a presunte molestie da parte dello zio risalirebbero al 1978, ma che in realtà non sarebbe accaduto nulla. La sorella di Pietro ed Emanuela ha precisato: "Lavoravamo insieme, con mio zio, da lui sono state fatte semplici avances verbali, un regalino; poi, quando ha visto che non c'era nessuna possibilità, è finito tutto lì". All'epoca dei presunti fatti, Natalina non avrebbe detto nulla a suo padre, ma solo al suo fidanzato Andrea, che poi è diventato suo marito. Ha parlato dell'episodio anche in confessione con il loro padre spirituale. Ora considera che questa cosa insignificante sia stata venduta come un grande scoop.