Il rito di Klaasohm in Germania, praticato ogni 5 dicembre sull’isola di Borkum, è finito al centro di un acceso dibattito di cronaca in queste ultime ore. Durante la celebrazione, uomini mascherati rincorrono le donne e simulano atti di violenza fisica, una tradizione che risale al Medioevo. Nonostante il valore storico, molte voci si sono levate contro questo evento, definendolo degradante e inaccettabile in un contesto moderno. Le polemiche stanno attirando l’attenzione a livello internazionale, spingendo a una riflessione su come alcune pratiche possano essere percepite oggi.

Dopo anni in cui la festività era passata sotto silenzio, ad accendere i riflettori ora è stato un servizio della tv pubblica Ard, che ha raccolto testimonianze di violenze ed ematomi a diverse partecipanti.

Cos’è il rito di Klaasohm?

Il rito di Klaasohm in Germania si svolge ogni 5 dicembre sull’isola di Borkum (una delle isole Frisone occidentali, in Germania), un’antica tradizione legata alle celebrazioni natalizie. Uomini travestiti da figure mitologiche impersonano Klaas, una sorta di figura diabolica, e rincorrono le donne per intimidirle o “punirle”.

Storicamente, questa pratica era vista come un modo per esorcizzare il male e segnare la fine dell’anno, ma negli ultimi anni ha sollevato numerose critiche.

Le immagini e i racconti di donne spintonate o colpite hanno suscitato indignazione sui media, portando molti a chiedersi se la tradizione possa ancora trovare posto in una società attenta ai diritti e alla dignità femminile.

Le donne contro il festival di Klaasohm: 'Una tradizione che umilia'

La richiesta di trasformare il rito si fa sempre più forte, aprendo un dibattito tra chi considera la tradizione un patrimonio culturale e chi la giudica lesiva della dignità femminile.

Sebbene gli organizzatori lo difendano come parte del folklore locale, molte donne si sentono umiliate. "Essere rincorse, spintonate e trattate come bersagli non ha nulla di divertente", ha dichiarato una partecipante. Un’altra residente ha aggiunto: "Questo non è folklore, è intimidazione. È ora di cambiare".