Che il Natale oltre al suo significato religioso abbia assunto notevole importanza per gli aspetti commerciali ed economici è un fatto risaputo. Come è altrettanto evidente che i simboli del Natale siano rappresentati dal presepe, dall'albero e dall'immancabile scambio di auguri e doni soprattutto per i più piccoli.
Fortunatamente, si conservano le buone tradizioni che si differenziano da paese e paese ma che servono a custodire gelosamente le origini del proprio territorio. E quando parliamo di tradizioni non si può fare a meno di citare i dolci natalizi che arricchiscono il menù della tavola di ogni famiglia nel periodo delle feste.
Dolce tipico salentino
Uno dei dolci tipici del Salento, forse il più antico, sono i 'purceḍḍhruzzi' molto diffusi anche in Puglia ed in Basilicata. Questi dolci hanno la forma di gnocchetti pressati in maniera leggera con una forchetta o sul rovescio di una grattugia. Il loro nome deriva dalla forma che assomiglia a piccoli porcellini, tanto è vero che la Tradizione tarantina impone che gli ultimi purceḍḍhruzzi siano mangiati il 17 gennaio, nel giorno di Sant'Antonio Abate che, in quel giorno viene rappresentato in compagnia di un piccolo porcellino.
Vengono preparati con farina, lievito di birra, vino bianco, acqua e sale, ma in altri centri del Salento come a Gallipoli non viene utilizzato il lievito.
Per impastarli non si usano le uova, ma il succo di arancia, mandarino, limone, cannella, chiodi di garofano e liquore di anice. e dopo averli fritti vengono amalgamati con miele, anesini e cannella. Per la bontà del prodotto i purceddhruzzi sono stati inseriti dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali nell'elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali, nonchè nell'Atlante dei prodotti tipici alimentari Pugliesi.
I purceddhruzzi, la storia
Le origini dei purceddhruzzi si perdono nel tempo, risalendo, addirittura, al periodo della Magna Grecia, tra l'VIII ed il VI secolo a.C. e come in molti altri casi sono legati alla tradizione contadina. La leggenda narra di una famiglia molto povera con tanti figli che avevano chiesto alla loro mamma di preparare per Natale un dolce.
Ma la mamma aveva in casa pochi ingredienti, farina, uova, vino qualche arancio e delle spezie. Impastò, così, tutti gli ingredienti e iniziò a friggerli, e per non farli mangiare dai suoi figli disse che avrebbe fatto un dolce dando origine alla ricetta. Da allora questi dolci vengono preparati con formule diverse, immersi nel miele caldo o nel vincotto o con il miele di fichi, da gustare in tutto il periodo natalizio.
Un'altra tradizione vuole che i contadini in passato avessero l'abitudine di regalare a Natale al loro padrone il porcellino più grasso per ottenere in cambio lodi e benedizione. Con il passare dei secoli quest'usanza si è trasformata e quel dono è stato modificato in un dolce a forma di maialino, i purceddhruzzi appunto, che nel corso degli anni costituiva una sfida tra le massaie per chiedere al loro signore quale piatto fosse il migliore.
Oltre ai purceddhruzzi un'altra specialità del Salento sono le 'carteddhrate de Natale', in relazione alla loro forma simile alle chiacchiere di Carnevale, ma di grandezza diversa. In questo caso la preparzione prevede un lavoro di guarnizione fatto con con miele, canditi, zuccherini, pinoli e confetti.
Insomma, o purceddhruzzi o carteddhrate, sulle tavole dei salentini si rinnova, a Natale, la buona tradizione gastronomica, nel segno e nel rispetto dei valori territoriali che sono alla base di ogni identità popolare.