La Terra è devastata dalla guerra nucleare contro una razza aliena e dalla distruzione della luna, che comporta cataclismi e disastri naturali. I terrestri emigrano su Titano lasciando dietro di sé soltanto due riparatori di droni. La vita di uno di essi, Jack Harper, sarà stravolta dall'incontro con un'astronave aliena che lo renderà protagonista di eventi avventurosi ed epici.
La minaccia aliena è un topos che non perde mai di fascino, al Cinema come in letteratura, e quando a fare da contraltare e da concorrenza nelle sale c'è "The host" (dall'ultima storia firmata Stephenie Meyer), film come "Oblivion" brillano di luce propria e riflessa.
La regia del film, affidata al giovane e abilissimo Joseph Kosinski, ha trasformato in un grande film quello che era il progetto di un graphic novel. Le origini di "Oblivion" sono tradite dal taglio "fumettistico" della regia e della fotografia, che si inscrive nel ricco filone dei film "fumettizzati" (i numerosi film dedicati agli eroi di Stan Lee e il fortunato "300" sono solo alcuni esempi).
A trasformare il progetto di graphic novel in quello di un film (rivelatosi, come volevasi dimostrare, di grande successo) ha contribuito Tom Cruise. L'attore statunitense veste con disinvoltura e con il solito carisma i panni del protagonista Jack e dimostra ancora, dopo "La guerra dei mondi", di adeguarsi molto bene alle atmosfere fantascientifiche e apocalittiche.
Insieme a lui, nel cast troviamo un pezzo da novanta come Morgan Freeman, oltre a Olga Kurylenko (sbarcata a Holliwood nel 2007 con "L'assassino") e Andrea Riseborough (che ha lavorato accanto a Keira Knightley in "Never let me go" del 2010).