La Mostra di Rodin a Milano sino al 26 gennaio, tra erotismo e mitologia.
Uno scultore della grandezza di Michelangelo vissuto a cavallo tra ottocento e novecento è Rodin. Visitarlo nella mostra che il Comune di Milano ha allestito a Palazzo Reale, in collaborazione con il Petit Palais, il Museè des Beaux Arts de la Ville de Paris, Il Musee Faure di Aix les Bains, il Musee de Picardie di Amiens, è un'esperienza da fare perché il marmo attraverso la mano sapiente del maestro diventa materia viva e palpitante.
La stessa mostra è intitolata "Il marmo, la vita".
Le 62 opere presenti sono una delle più belle sintesi che siano state mai realizzate e l'allestimento curato dallo studio internazionale Bureau des Mesarchitectures è anch'esso particolarmente suggestivo. Entrare nella sala delle Cariatidi di Palazzo Reale e osservare le statue collocate in tre file su un allestimento così rude, tavoli di legno su una struttura metallica, è già un'esperienza insolita. Ma quello che più colpisce è posare l'occhio su opere per le quali il curatore ha avuto modo di mostrare la genesi, dal bozzetto al prodotto finito, che per Rodin, in particolare nell'ultima fase della sua produzione è un "finito" tra virgolette.
Opere come La Danaide, Illusione, sorella di Icaro, Il dolore, sfilano in una sequenza lunga e carica di sorprese.
Perché la scultura di Rodin ha sempre, nelle sue soluzioni formali, qualcosa di sorprendente. Prendiamo ad esempio l'opera La Danaide esposta nel 1889 presso la galleria di G. Petit e presentata alla mostra di Monet e Rodin: presenta una creatura femminile completamente riversa a terra, col capo piegato in avanti, nuda e con una massa di capelli che fluiscono potenti dal lungo collo.
Il corpo è nudo e ripreso in tutta la sua carica erotica, fuoriesce da un blocco grezzo di marmo e spicca per la perfezione delle forme e per la freschezza della pelle. Si ispira Rodin al mito raccontato nelle Metamorfosi di Ovidio secondo cui le 50 figlie di Danao, re di Argo, furono condannate a riempire in eterno una botte bucata per aver obbedito agli ordini del padre e avere ucciso con uno spillone i loro mariti.
La Danaide infatti è riversa a terra e colta nell'atto strenuo di raccogliere dell'acqua da un pozzo. Ma quello che il visitatore vede è questa posizione di donna seduta e ripiegata in avanti e lo studio che ne fa lo scultore, il quale ritrae il corpo completamente nudo, è perfetto nelle proporzioni anatomiche nonostante questa singolare posizione.
Altro mito che lo scultore rivisita è quello di Amore e Psiche. Anche Psiche può essere ammirata nell'esposizione, opera antecedente alla Danaide, risalente al 1885. E poi seguono opere come Madam Roll (1883), Giochi di Bambini (1885), La morte di Adone, L'aurora, La piccola fata delle acque, La mano di Dio, ecc. Insomma, non solo la maestria si dispiega nel rendere quei corpi in tutta la loro carica di sensualità, ma è anche più apprezzata per quell'interpretazione del tutto divergente ed insolita di vecchi miti che la cultura greca hanno lasciato in eredità.
Interessanti le documentazioni relative ai passaggi dai bozzetti all'opera finita.
Una grande mostra che si ascrive nel novero degli eventi che l'autunno e l'inverno offrono al largo pubblico per una città come Milano che conserva al Castello la Pietà Rondanini.