Oggi ci sono le discoteche dove i ragazzi vanno a ballare, ai miei tempi, anni cinquanta, c'erano le sale da ballo e le balere. Al mio paese c'era una famosa sala chiamata Olimpia, molto grande, che conteneva circa mille persone. Un grande palco per le orchestre che di solito erano composte di dieci-dodici elementi.Attorno alla sala, una fila di sedie dove si mettevano a sedere le mamme che accompagnavano le loro figlie. Era usanza a quei tempi che le mamme badassero le figlie sia quando il moroso andava a far l'amore che quando andavano a ballare.
Si iniziava a ballare alle 21 e si danzava fino alle sei del mattino. Il biglietto d'ingresso lo pagavano solo i maschi, mentre le donne entravano gratis. Di veglioni se ne tenevano quattro cinque nel periodo di carnevale. Per l'evento erano tante le ragazze del paese e delle frazioni che si facevano confezionare il vestito lungo dalle sarte che dovevano provare cinque o sei volte, facendo grossi sacrifici per pagare la stoffa e la sarta.
Bei vestiti lunghi di chiffon, raso o seta, per le donne che venivano dai paesi di pianura, accompagnate o dai mariti o dai fidanzati, certuni dei quali in smoking. Come detto, si iniziava a ballare verso le 21 e alle 23,30 c'era una sosta. Era usanza eleggere la reginetta mediante un bando e il maggior offerente la incoronava e aveva il diritto di ballare con lei tutta la nottata.
E, alle 24, la sosta di due ore per mangiare.
Quelli del paese uscivano per ritornare a casa dove la nonna o la zia avevano preparato i cappelletti o i passatelli con il brodo di gallina e per le persone che provenivano dalle frazioni. Il proprietario del locale approntava con tanti tavoli la sala cinematografica dove mamme e figlie che avevano portato da casa il mangiare, potevano pranzare comodamente.
Mentre gli ospiti arrivati da fuori potevano usufruire del ristorante adiacente alla sala da ballo.
E, alle due, tutti in sala a ballare. Ogni quattro balli che si facevano con una ragazza era usanza poi accompagnarla al grande bar che si trovava in fondo alla sala per offrirle una bevuta. Di solito i liquori che andavano di moda erano: il Millefiori con il rametto di ruta dentro, il Sassolino assomigliante all'anice o la Vecchia Romagna Buton Cognac e per quelli meno abbienti, la Spuma, bevanda scura assomigliante alla coca cola, oppure il Moscato di San Marino allora molto in voga.
Famose orchestre hanno calcato il palco della sala Olimpia: dall'orchestra del maestro Casadei con la cantante Arte Tamburini, l'orchestra Scintilla con la cantante Bruna Lelli, l'orchestra Borghesi e quella di Henghel Gualdi. Era il liscio che andava per la maggiore, ma si ballava pure la Samba, la Rumba, il Cha Cha Cha, lo Swing e l'Onestep il ballo importato dopo il fronte dagli americani.
Verso le sei della mattina si smetteva di ballare per far ritorno a casa. C'erano ragazzi che avevano la fidanzata che abitava in qualche frazione e dovevano accompagnarla a casa a piedi facendo fra andata e ritorno cinque o sei chilometri. Le sbornie erano all'ordine del giorno, ma non c'era il pericolo di cozzare con l'auto perché si andava a piedi.
Certuni se ne andavano a dormire sbronzi e dormivano anche per due giorni. Ho fatto questo racconto a una delle mie nipoti: anche a lei le piacerebbe tanto assistere a uno di quei veglioni. Lo credo, solo per l'allegria che c'era fra la gente, ma soprattutto la bellezza dei vestiti, il folklore, cose che rimangono in mente per tutta la vita.