Un gruppo con una caratteristica unica nel suo genere, la voce: quella di Francesco Di Giacomo, fondatore e frontman del Banco del Mutuo Soccorso, mitica band progressive nata a cavallo tra gli anni '60 e '70 e che ebbe una grandissima popolarità tra i cultori del genere con i suoi primi album per poi sfondare anche nelle classifiche pop durante gli anni '80. Quella voce purtroppo non la ascolteremo più: Francesco Di Giacomo è rimasto ucciso in uno scontro frontale nei pressi di Zagarolo, alle 18 di venerdì 21 gennaio. Il cantante pare abbia avuto un malore, su questo si saprà di più solo dopo l'autopsia che è già stata stabilità dalle autorità inquirenti: perso il controllo della sua auto, Di Giacomo si è schiantato frontalmente con una vettura che proveniva dalla direzione opposta il cui conducente è uscito miracolosamente illeso dallo schianto.
Di Giacomo invece è apparso immediatamente ai primi soccorritori in condizioni disperate ed è morto durante il tragitto verso l'ospedale di Palestrina. Aveva 67 anni.
Una voce inconfondibile, un aspetto ancora più inconfondibile per via dei suoi capelli lunghi e crespi e della sua barba foltissima, oltre che per il peso decisamente notevole che contrastava con una voce a volte tenorile a volte eterea, quasi ieratica.
Con i fratelli Gianni e Vittorio Nocenzi fondò la band alla fine degli anni '70 quando dall'Inghilterra sull'onda del beat arrivava anche la prima vena del progressive rock che portò alla nascita di band come Genesis, Gentle Giant, Jethro Tull. Il 1972 il primo disco intitolato "Banco" passa alla sua storia per la sua curiosa copertina a forma di salvadanaio: le canzoni sono in perfetto stile progressive, lunghe, articolate, impreziosite da infinite variabili e da testi complessi, ironici e zeppi di riferimenti culturali di ampio respiro.
Una musica non per tutti negli anni '70: e ancora meno popolare negli anni a venire. Il Banco sperimenta, incide, progetta, suona: e riesce a farsi produrre dalla Manticore, la mitica casa d'incisione degli Emerson, Lake & Palmer. I loro live sono lunghissimi, anche più di tre ore: Di Giacomo scendeva dal palco ogni sera stremato perché la mole sul palco non lo agevolava di certo.
Mitici i suoi concerti europei che portano la band in Francia, Svizzera e Germania dove, un po' come accadde per Angelo Branduardi, i loro dischi sono tutt'ora oggetto di culto e di studio approfondito.
Tra molti cambiamenti di formazione e di stile il Banco attraversa tre decadi arrivando anche a Sanremo con canzoni che arriveranno al grande pubblico e alla classifica come "Paolo Pa", "Moby Dick" o "Grande Joe": ma dal vivo la band continuerà a eseguire i suoi classici come "Non mi rompete", "Canto di primavera" o "Il Ragno".
Fellini chiama Di Giacomo, coinvolto spesso anche in progetti teatrali per alcuni cameo per film come Satyricon , Roma e Amarcord. Negli ultimi anni, quasi a voler sottolineare le proprie radici e origini, il Banco del Mutuo Soccorso, che solo negli anni '80, di fronte a logiche commerciali e televisive che volevano immediatezza e semplicità sarebbe diventato più semplicemente "Il Banco", aveva ripreso i primi dischi, reincisi in tecnica digitale e con nuove strumentazioni. Album complessi e articolati come "Darwin", inciso 40 anni fa e interamente concepito come una ricerca musicale attraverso la teoria dell'evoluzione. Una voce straordinaria e un uomo di cultura gigantesca dotato di grande ironia: durante il periodo di maggiore popolarità, a Sanremo, a giornalisti che chiedevano il percorso della band e della loro formazione, Di Giacomo rispose… "Siamo uno scherzo della natura, quando Vittorio Nocenzi era alla ricerca di un cantante lo voleva alto, bello e biondo per fare colpo sul pubblico giovane e femminile. E arrivai io: nano, grasso e informe. Praticamente un uomo allo sbando…"