La biennale di architettura nella sua 14 edizione e il padiglione ebraico. Visitare la 14 edizione della biennale di architettura quest'anno è stata per i non addetti ai lavori un'esperienza stimolante. In questa edizione il tema centrale è stata la modernizzazione, e nella sezione 'absorbing modernity'1914-2014, si poteva vedere attraverso una ricca documentazione fatta di fotografie, mappe, disegni e modellini, come il processo di modernizzazione si sia sviluppato in 66 paesi del mondo e abbia avuto i suoi sviluppi. I padiglioni da visitare erano tanti, quello che vale la pena segnalare è stato il padiglione ebraico con una mostra intitolata URBUB.
Tale mostra che vuole documentare lo sforzo titanico fatto dalle comunità ebraiche per strappare terra al deserto ci offre diversi spunti di riflessione. Intanto Urbub è il progetto che mostra un tessuto frammentato, quello urbano ed il suo passaggio dagli anni 50-60, fatto di garden cities di inizio 900, con insediamenti agricoli e abitazioni collettive negli anni 50 e generiche strutture residenziali, sino ai giorni nostri con una volontà di realizzare comunità equalitarie. Gli architetti che hanno lavorato a tale progetto sono Ory Scialon, Ray Brand, Keren Yeala Golan.
La cosa che più colpisce chi si reca a far visita a tale padiglione sono le macchine dagli stessi ideate. In questo padiglione sono state versate tonnellate di sabbia, è la sabbia fine e lucida del Mar Morto e macchine sofisticate con un pennino e un rullo rotante tracciano sulla sabbia disegni geometrici i più svariati, disegnano per esempio il territorio della nazione di Israele, e tu vedi comparire il disegno perfetto, ma poi un minuto dopo un rullo rotante passa e cancella tutto.
La sabbia è stata palpata ed è davvero di una finezza assoluta, quella di Senigallia è più granulosa. Le macchine, all'interno del padiglione, sono svariate e occupano una superficie considerevole, ma quello che più impressiona è il valore simbolico di tale macchina per disegnare, quasi a dire che quello che l'uomo costruisce con tanta fatica l'uomo stesso per una ragione disparata può distruggerlo.
Colpisce inoltre la grandezza di tali macchine e l'imponderabilità del loro lavoro. I disegni dopo qualche minuto spariscono per essere però rifatti un minuto dopo. All'interno del padiglione si respira un'aria rarefatta e quella sabbia disegnata su cui l'uomo ha costruito una nazione sembra dirci quanto a volte siano precari e inutili gli sforzi di costruire un mondo e di vivere in esso. Da vedere questo singolare padiglione, e come per il padiglione Venezia, altrettanto suggestivo, una visita anche per chi non è addetto ai lavori merita.