Francesco Mazzola nacque a Parma nel 1503. Figlio di Filippo, apprezzato pittore e estimatore del Giambellino, fu introdotto all'Arte dagli zii Pier Ilario e Michele Mazzola, maestri del disegno. Il talento di Francesco emerse rapidamente, appassionato come fu dell'arte del Correggio, come s'evince dall'affresco"Saetta di Diana e Atteone" nella Rocca dei Sanvitale a Fontanellato. Giunto a Roma nel 1523, vi eseguì una "Sacra Famiglia", nel corso del papato di Clemente VII. Autore della "Madonna Bufalini", fu fatto prigioniero durante il sacco di Roma, ad opera dei lanzichenecchi, nel 1527.

Artista dal difficile carattere, descritto come di algida intellettualità, realizzò un contrappunto stilistico al Correggio, rendendo Parma laboratorio d'avanguardia della pittura alla maniera. Talento precoce, eseguì in Roma ritratti nitidi, eppure virtuosistici, di grande raffinatezza, di ricercatezza stilizzata. Per essi fu rapidamente noto, in ragione dell'innaturale profilatura allungata delle sue figure, in pose definite a serpentina. Allorquando ritornato a Casalmaggiore presso Parma, si rinchiuse in sé, scegliendo di dedicarsi unicamente a esperimenti di alchimistica. Mazzola, il Parmigianino, si spense nel 1540 a soli 37 anni. Il suo intinerario creativo, breve ma intensissimo, si era snodato tra Bologna, Parma e Roma.

Le testimonianze del suo genio originalissimo, dalla "pala della Visione di San Gerolamo" del 1527 alle fasi di maturazione artistica, tracimanti nelle creazioni di maniera, di cui fu teoreta e interprete fattivo, lo consegnarono alle cronache d'arte europee.

Operatore di rara tecnica, s'attestò con un elenco prodigioso di esecuzioni, tra le quali: la "Madonna con San Zaccaria", la "Madonna della Rosa", la "Madonna di Santa Margherita", la "Madonna dal collo lungo", il "Cupido che prepara l'arco" e gli affreschi della Steccata di Parma, tutte di altissima qualità stilistica.

Ritrattista superbo, dette prova delle sue capacità nel "Ritratto di Galeazzo Sanvitale" e della cosiddetta "Antea". Lo stile manierista che emerse nel panorama post-rinascimentale fu esaltato dalle sue prove d'incisione, di cui fu celebrato maestro, tanto da diffondere una vera moda parmigianinesca. Intellettuale di modi aristocratici, inverò nell'arte un'inventiva estetica, contando su d'un talento tecnico di innata particolarità.

Compositore pittorico di pensiero, fu riconosciuto promotore dell'acquaforte in Italia, diffondendone la tecnica ovunque.

L'eleganza di tali produzioni si riassume "in scala" in una sua celebre opera, La schiava turca, denominazione derivata nel '700 dall'elegante copricapo - il balzo - che il soggetto indossa nel suo altero ruolo di nobildonna italiana del settentrione, confuso come turbante. Questo dipinto viene esposto alla Legion of Honour di San Francisco, dopo un passaggio alla Frick Collection di New York, sin dal 26 luglio e fino al 5 ottobre 2014, quale prestito della Galleria Nazionale di Parma, e curata dal Fine Arts Museums of San Francisco e dal Consolato Italiano. Il Parmigianino, gloria di Parma, valicatore del "naturalismo rinascimentale", giunge dunque negli USA con un ritratto esotico e prezioso, forse raffigurante Giulia Gonzaga e la raffinatezza d'un mondo culturalmente ricco e suggestivo, solcato di simpatico mistero che personifica tuttora una Italia straordinaria che non può obliare ciò di cui è composta, e giammai abdicare al suo straordinario ruolo di Signora artistica tra le Nazioni.