Rimarrà aperta sino al 7 settembre la mostra a Milano dedicata a Takashi Murakami, il più grande artista giapponese. Una esperienza da non perdere. E' aperta dal 24 luglio la mostra che Palazzo Reale dedica a Takashi Murakami. Takashi Murakami è forse l'artista giapponese più importante del momento e visitare tale mostra è un po' come entrare in silenzio in un mondo che non ci appartiene ed in cui il concetto stesso di forma, secondo lo stilema occidentale, viene stravolto per offrire di sé aspetti quanto mai inconsueti . Ad attenderci all'ingresso è l'Oval Buddha Silver del 2008 ed è già in questa creatura, il cui piccolo corpo sostiene una testa ovale con una grande bocca, che lo stravolgimento del canone è visibile.

La grande bocca, a dire il vero più quella di un pescecane che di un Buddha, spalanca le sue fauci e mostra al mondo le sue intenzioni. No, sebbene il titolo sia Oval Buddha, l'opera non manifesta intenzioni pacifiche e nel luccichio del suo argento trasuda un senso di aggressività che fa a pugni con i principi cristiani della vita.

Ma è all'ingresso della sala delle Cariatidi che lo spirito dell'artista, contestatore ed acuto osservatore del suo tempo, massimamente si dispiega. E' nell'osservare i 69 Arhats Beneath The Bodhi Tree 2013 e i 100 Arhats 2013 che meglio si può capire l'intenzione dell'artista. Gli Arhat sono creature benefiche che accompagnano la vita dell'uomo nei momenti belli e brutti, un po' come dei benevoli Buddha.

Qui sono rappresentati in tutte le dimensioni, guardano avanti, alcuni hanno le mani giunte, accanto due animali, un elefante che spunta da un lato e una pecora al centro. Su tutto domina un grande albero della vita che abbraccia l'intera figurazione . I 69 Arhat hanno volti sofferenti, emaciati, sembrano piccoli mostri, alti gli uni dieci volte più degli altri.

A proseguire si può ammirare l'opera 'I 100 Arhats' del 2013, il 'The big bang Bridge' 2014, ma quella che più colpisce è l'opera del 2013 Red Demon and Blue Demon with 48 Arhat. Lì, nella delineazione dei due mostri che esprimono il maschile e il femminile e che campeggiano su una delle sale più note dell'architettura tardo settecentesca, vedi quanto abissale sia, nonostante le molteplici contaminazioni, l'universo figurativo della cultura occidentale da quello orientale.

Oriente e Occidente non si incontrano, e pur nei processi di de contestualizzazione offerti da questa mostra i due Demoni del Rosso e del Blue si stagliano come Mosè tra le Cariatidi e separano nettamente il Mare della Tradizione dalla terraferma di un continente asiatico sempre più in via di trasformazione e di modernizzazione, ma ancora tanto lontano dal nostro. La mostra rimarrà aperta sino al 7 settembre, è curata da Francesco Bonami, organizzata da Blum & Poe e Kaikai Kiki Co. Ltd, in collaborazione con Altofragile e grazie al suppoto di Yoox.