Immaginatevi un mondo alternativo, dove le migliori menti sono esclusivamente adibite al bene dell'umanità, con le loro scoperte scientifiche in ogni campo. Bene, metteteci la firma di chi ha rinunciato a dirigere il sequel di Star Wars in mano a J.J. Abrams e il risultato è un viaggio nello sci-fi più sfrenato, dove possiamo trovare tutti i riferimenti che ci appartengono nel presente. George Clooney per cominciare, reduce da quel Gravity di Alfonso Cuaròn che ci ha immerso tra le stelle senza respiro. Oggi un ritrovato Doc Brown (sì, proprio quello di Ritorno al futuro) che accompagna una ragazzina incredula che un domani così prossimo possa essere una realtà che solo in pochi possono vedere.
Non basta una spilla magica per viaggiare nel tempo… ci vuole molto di più. Prima di tutto, essere speciali e un po' Bastian contrari. Proprio come quel mondo fantastico di Fantàsia creato nel 1979 da Michael Ende, dove non c'erano città del futuro, ma solo il potere di poter definire il proprio destino costruendolo in un mondo definito dai nostri sogni. Quello che succede alla nostra giovane Britt (Casey Newton) che si affida ad uno scontroso Frank Walker, reticente nei confronti di una "portatrice" che deve innanzitutto misurarsi con i limiti che il proprio livello di tollerabilità può accettare, visto che il progresso non si definisce dalla paura di non essere all'altezza di cambiare il mondo, ma di crearlo migliore varcando i limiti del progresso, con tutto ciò che ne consegue, nelle responsabilità delle proprie azioni.
Il mondo di domani visto da Brad Bird
Cosa può aver portato a rinunciare a dirigere uno dei sequel più storici del Cinema? Se lo chiedete a Brad Bird, lui vi risponde che Tomorrowland è un motivo sufficiente per essere gratificato da ciò che un film del genere può generare. Innanzitutto se ci riferiamo a quella città del futuro creata a Disneyland, nell'attrazione It's a Small World, anfiteatro di quel mondo di domani che risuona come lo stesso Festival omonimo, allestito in Belgio e dove possiamo trovare tutto ciò che l'emisfero musicale può offrire.
In secondo luogo, già con Mission: Impossible - Protocollo fantasma le spire tecnologiche in cui era avvolto Tom Cruise, potevano essere esaudienti come gli scenari stessi offerti da Abrams nei due episodi di Star Trek. Insomma, nessuno può scalfire la tenacia con cui il regista è saldamente legato alla sua ultima creatura, un po' come è successo per Gli Incredibili, dove la strizzatina all'universo di James Bond non lo ha certo privato di quella celebrità che non è mancata ad un assaggio di computer grafica che non ha limitato i confini di un regista che, nel nome stesso di George Lucas, ha potuto proseguire sino al cinema di oggi.