Anche quest'anno, per il Solstizio d'estate decine di migliaia di persone si sono riunite nello Wiltshire, in Inghilterra, attorno al più celebre monumento megalitico del mondo: Stonehenge. Composto da enormi pietre innalzate e disposte in forma circolare, dal 1986 il sito è un bene protetto dall'Unesco come patrimonio dell'umanità. In base alla datazione al radiocarbonio, la costruzione dell'immensa opera di Stonehenge avvenne millenni prima della nascita di Cristo, in un'epoca compresa fra il 3100 a.C. ed il 1600 a.C.. Massi di altezza superiore ai sette metri, simili a colonne, si ergono in cerchi concentrici fino a un diametro di 100 metri.

Uno spettacolo mozzafiato, sebbene al giorno d'oggi il luogo non sia esattamente immutato rispetto al XIX secolo: difatti, nella prima metà del Novecento fu restaurato per intero - i lavori, iniziati nel 1901, si conclusero nel 1964. A diffondere la notizia è stato l'archeologo e archivista dell'Università di Cambridge, Christopher Ralph Chippindale, pubblicando - nel 1983 - Stonehenge Complete.

Nonostante sia un intervento di restauro ad aver rimesso in piedi gran parte del cerchio di pietre crollato in precedenza, la suggestione degli architravi rocciosi presenti sulla sommità delle pesanti strutture è rimasta inalterata. Allo stesso modo, molti interrogativi sulla reale destinazione e funzione del complesso megalitico sono tuttora da decifrare, e nel Terzo millennio il monumento di Stonehenge continua ad affascinare milioni di persone.

Si trattava di un osservatorio astronomico? O aveva finalità rituale? Poco si conosce anche degli artefici della misteriosa architettura innalzata sulla piana di Salisbury.

In una leggenda medievale riportata nell'opera in lingua latina Vita Merlini, a cura dello storico britannico Goffredo di Monmouth (1100-1155), per gli abitanti del sud della Gran Bretagna le enormi pietre furono trasportate dall'Africa sino in Irlanda da una tribù di giganti.

Dopodiché, con un incantesimo di mago Merlino, volarono sul mare raggiungendo il luogo - che all'epoca era chiamato Steün'hendj, ovvero "pietre sospese" - in cui i giganti eseguivano una danza sacra (chorea gigantum).

Per gli archeologi britannici l'imponente monumento fu costruito nel corso di centinaia di anni e in fasi diverse, per opera di molti popoli.

In fase iniziale, all'interno del terrapieno attorniato da un piccolo fossato, furono scavate 56 buche disposte in circolo. Successivamente, si aggiunsero i cerchi concentrici attorno all'anello di triliti (le pietre di Sarsen) pesanti oltre 25 tonnellate e di seguito il disco interno composto da monoliti scuri di dimensioni inferiori. A loro volta, questi blocchi attorniano cinque triliti centrali collocati a ferro di cavallo che racchiudono la pietra dell'altare, ossia un blocco roccioso orizzontale. Inoltre, sul viale d'accesso - l'Avenue - è conficcato un grosso sperone appuntito che affiora verticalmente di circa 5 metri dal terreno: si tratta della celebre Heel Stone, il cui vertice è allineato dal centro di Stonehenge in direzione del punto dell'orizzonte in cui, nel Solstizio d'estate, sorgeva il Sole.

Sulla provenienza degli immensi monoliti si cela un altro enigma. Sembra che le pietre di Sarsen si trovassero a Marlborough Downs, nelle cave a circa 30 chilometri: si ritiene invece che le pietre dei triliti inferiori (composti da dolerite maculata) siano addirittura originarie del Galles meridionale. Un 'volo' alla distanza di oltre 200 chilometri.