Visivamente potente ed emotivamente devastante. "La Città senza Notte" - film diretto da Alessandra Pescetta e inserito all'interno del concorso ufficiale del sessantunesimo Taormina Film Fest dove è stato proiettato lo scorso 19 giugno - riesce a far provare allo spettatore, in soli ottantanove minuti, un picco di emozioni e di stati d'animo davvero contrastanti.
Dalla curiosità iniziale alla confusione finale, lo spettatore non ha un attimo di tregua: ogni singolo elemento di questa pellicola trasuda una profonda emotività. I dialoghi semplici, i lunghi silenzi, la penetrante espressività degli attori, la martellante colonna sonora (composta da Berserk!
) e le immagini, non sempre narrative ma estremamente significanti, trasformano "La Città senza Notte" in un'opera artistica totalizzante.
La trama
Liberamente ispirato al racconto breve "La pace di chi ha sete e sta per bere" di Francesca Scotti, "La Città senza Notte" racconta la storia di Salvatore (interpretato da Giovanni Calcagno) e Mariko (interpretata da Maya Murofushi). Lei è una modella giapponese sconvolta dal disastro alla centrale di Fukushima, mentre lui è il suo ex fidanzato che, preoccupato per la sua salute, la convince a trasferirsi in Sicilia. La convivenza, però, assume la conformazione di uno scontro culturale tra due persone che si trovano in due stadi totalmente differenti della loro esistenza.
Totalmente incapaci di comunicare tra loro, non linguisticamente ma esistenzialmente, Salvatore e Mariko sembrano due dischi rotti: lui continua imperterrito a far di tutto per farla ambientare nella sua città, Catania, mentre lei non riesce a dormire e si rifiuta di mangiare. Soltanto quando i due scoprono che Mariko riesce a dormire mentre l'automobile è in movimento, avviene, a piccoli passi, la rinascita della ragazza che recupera l'appetito, ma soprattutto la voglia di vivere.