Da sabato 5 a domenica 13 dicembre Il Castello Estense di Ferrara sarà teatro di un'esposizione unica: in anteprima assoluta verrà presentato al pubblico un dipinto che è stato solo recentemente attribuito al grande pittore emiliano, nativo di Cento, Giovanni Francesco Barbieri, soprannominato il Guercino (Cento, 2 febbraio 1591-Bologna, 22 dicembre 1666). Si tratta del "Caino e Abele", opera raffigurante la celebre vicenda biblica, che è stata ricondotta al periodo giovanile del Guercino. La mostra è stata promossa da Zanasi Foundation con il patrocinio del comune di Ferrara, della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia Romagna e con il supporto dell'"Associazione degli amici dei musei e dei monumenti ferraresi" e dell'"Associazione Dama Vivente Castelvetro".

Il dipinto

Il Guercino raffigura su tela l'assassinio di Abele per mano di suo fratello Caino, con una soluzione prospettica molto originale e drammatica, posizionando il corpo seminudo di Abele diagonalmente e in primo piano lungo una linea che conduce lo sguardo di chi osserva verso lo sfondo scuro del dipinto, dove si intravede il fuggitivo Caino. L'artista emiliano adotta un punto di vista "raso terra" per raccontare questo drammatico racconto biblico che vede coinvolti i figli di Adamo ed Eva, privilegiando il colore gialliccio per la carne e forti ombre, che hanno indotto i biografi di Guercino ad accostarlo a Caravaggio per il suo rifarsi alla realtà, al vero, ma i due artisti adoperano in maniera differenti i contrasti di luce: se per Caravaggio sono infatti un mezzo per evidenziare la plasticità della forma, per Guercino essi sono fini a loro stessi.

Il luminismo di Guercino dunque non mira a rivelare nulla.

Il Guercino, tra naturalismo, barocco e classicismo

Pochi mesi dopo la morte di Guido Reni, avvenuta nel 1642, il Guercino abbandona la natia Cento per trasferirsi a Bologna dove diviene il primo pittore della città, riuscendo ad ottenere importanti commissioni pubbliche.

Quasi completamente autodidatta, approfondisce il suo originario naturalismo attraverso la conoscenza della pittura ferrarese, da Dossi a Tiziano, Ludovico Carracci lo inizia alla cultura bolognese del tempo, che gli consente di soddisfare la sua predilezione per la naturalezza, giungendo ad uno stile largo e mosso. Nel primo decennio del secolo si cimenta con le prime Madonne con Bambino, variazioni che gli permettono di sperimentare il suo chiaroscuro proponendo movimenti avvolgenti e colori fondi.

Chiamato a Roma nel 1621 da Gregorio XV, qui il Guercino raggiunge una misura armonica e composta, dove la potenza della forma è forgiata dall'illusionismo barocco del colore e del movimento: "L'Aurora che scaccia la Notte", eseguita a tempera sulla volta del casino Ludovisi a Roma, mette in scena l'incedere impetuoso di questa figura che attraversa nuvole tempestose e rappresenta una risposta all'Aurora dipinta da Guido Reni pochi anni prima nella stessa città. Lo stile degli anni successivi al 1630 si definisce "tardo" e ci consegna un Guercino che torna al classicismo, placando chiaroscuri e disponendo la composizione in ordine chiaro.

Istintivo e prolifico nel disegno, Il Guercino è stato uno dei maggiori disegnatori della storia dell'arte. Ha lasciato centinaia di fogli, a penna, a matita, a carboncino che racchiudono visioni immediate di natura e di umanità, scene di genere e panneggi accurati per le pale d'altare.