Dopo Hamlet, superba rivisitazione della tragedia di Shakespeare, ci avviamo al capitolo conclusivo sulle recensioni delle pellicole proiettate alla XXXIII Edizione del Festival del Cinema di Torino. Partiamo subito con il regista inglese Nicholas Hytner e la sua malinconica e divertente opera filmica The Lady in the Van, la cui protagonista è la talentuosa attrice Maggie Smith. La storia è quella di un'originale e scorbutica senzatetto, Miss Shepherd (Maggie Smith), che alla guida del suo malandato camper militare irrompe prepotentemente in un tranquillo quartiere londinese.

Qui la "simpatica" vecchina non perde tempo a stravolgere l'esistenza dello scrittore Alan Bennett (Alex Jennings), arrivando persino a parcheggiare nel vialetto di casa sua. Nonostante un inizio di conoscenza non proprio idilliaco, i due impareranno a convivere pacificamente l'uno accanto all'altro e ad accettare pregi e difetti reciproci per ben quindici lunghi anni. Infine, lo stesso Alan deciderà di pubblicare un libro sulla sua strana quanto indimenticabile "coinquilina", riuscita comunque a toccare con infinita dolcezza le corde del suo cuore.

Recensione The Lady in the Van

The Lady in the Van è un film commovente e nostalgico con una magnifica Maggie Smith, alias Mary Shepherd, nome fittizio per nascondere un evento del passato, un terribile incidente stradale non provocato da lei, che ha profondamente traumatizzato la psiche dell'anziana donna portandola a vivere come una clochard.

La sua vera identità è quella di Margareth Fairchild, signora molto acculturata, eccezionale pianista, e suora mancata a causa della passione per le sette note, in quanto capacità artistica demonizzante nei confronti di Dio, questo a detta di un religioso retrogrado e poco incline ai doni che la Provvidenza elargisce ai comuni mortali.

Di conseguenza, per quella ed altre circostanze, Mary/Margareth non riuscì più a sfiorare i tasti di un pianoforte soffrendo terribilmente per anni.

Tutto questo però cambiò grazie ad Alan, che dopo averla accolta nel suo vialetto di casa, non fece altro che prendersi cura di lei fino alla sua scomparsa, riavvicinandola prima della morte nuovamente alla musica.

Tra le sequenze stupende di The Lady in the Vanc'è sicuramente quella nella quale Margareth vola in cielo tra le braccia di Dio. Infine, sono da menzionare una regia impeccabile e dei dialoghi incalzanti per un film che sa emozionare. Nella pellicola lo scrittore si sdoppia spesso, uno è quello che scrive e l'altro è quello che cerca di vivere la sua vita, sopportando con dignità una madre malata di Alzheimer e la stessa Margareth.

Voto: 9

Recensione The Girl in the Photographs

Dal regista Nick Simon e dal produttore esecutivo Wes Craven, un buon horror splatter che ruota intorno alla fotografia, costruito sull'atmosfera, sull'ironia e su opere come Halloween, Scream e Nightmare. La trama è basata su due maniaci che torturano e uccidono belle ragazze per il puro gusto di farlo.

Pellicola con movimenti di macchina a tratti lenti, in attesa del colpo inflitto, a tratti invece taglienti come lame di rasoio e come le vorticose coltellate sanguinolente date alle vittime designate.

Voto: 7

Recensione The Devil's Candy

Dal regista Sean Byrne, un horror originale, adrenalinico, che sa conquistare l'occhio e l'anima rock dello spettatore dall'inizio alla fine. La trama è quella del pittore Jesse (Ethan Embry) che si trasferisce con la moglie e la figlia in una nuova casa, venduta a poco a causa di delitti avvenuti all'interno. Improvvisamente, i suoi quadri assumono forme inquietanti legate al satanismo, a un serial killer che rivuole la sua casa e a una voce cupa e disturbante che odono sia Jesse sia il maniaco omicida: la voce del Diavolo.

Menzione speciale all'epilogo filmico, con scenografia e colonna sonora metal ai massimi livelli, il tutto condito da fiamme dell'inferno che purificano ciò che è malato, in nome dell'amore immenso di un padre per la propria figlia.

Voto: 8