Pochi giorni fa la maestra Margherita Aurora della Scuola elementare Copparo, in provincia di Ferrara, così scriveva su un post su Facebook: “Qualche settimana fa, durante un lavoro sugli aggettivi, un mio alunno ha scritto di un fiore che era "petaloso". La parola, benché inesistente, mi è piaciuta, così ho suggerito di inviarla all'Accademia della Crusca per una valutazione. Oggi abbiamo ricevuto la risposta, precisa ed esauriente. Per me vale come mille lezioni di italiano. Grazie al mio piccolo inventore Matteo.”

La notizia, unitamente alle foto della lettera di risposta, ha colpito milioni di persone trasformandola in virale: la maestra ha riscontrato un boom di richieste di amicizia sui social networks e persino i telegiornali ne hanno parlato intervistando il bambino di otto anni che si è mostrato inconsapevolmente felice di questo improvviso successo.

La scoperta su Twitter

Si sarebbe conclusa in questo modo la faccendase un attento utente di Twitter, Victor Rafael Veronesi, trentenne studioso e appassionato di storia e arte, non avesse segnalato la presenza del termine ‘petaloso’ in un antico volume di botanica del 1600.

Si tratta del Centuriae Decem Rariora Naturae, scritto intorno al 1693 dal botanico inglese James Petiver, all’interno del quale si tratta di flora, fauna e fossili. Petiver svolgeva il suo lavoro con successo e con l'approvazione dei colleghi della Royal Society che lo biasimavano però per il pessimo latino. L’opera era infatti scritta adoperando termini latini e italiani ed il termine in questione sarebbe nato proprio a causa di un errore, così come capitato al piccolo Matteo.

In questo caso ‘petaloso’ faceva riferimento al fiore del peperoncino definito appunto fiore petaloso.Pare inoltre che in inglese si tratti di un termine noto e normalmente utilizzato, è infatti sufficiente cercare nel dizionario petalous per leggerne la semplice definizione “having petals”.

Difficile credere che il bambino possa aver avuto a che fare con il termine inglese o con il saggio milleseicentesco, ma questa storia rappresenta comunque una sorta di rivincita nei confronti della creatività e lo sarà anche per Matteo, qualora un giorno la prestigiosa Accademia decidesse di introdurre l’aggettivo nel dizionario della lingua italiana.