Chiuso il Salone del libro con un inaspettato aumento di visitatori (il 4,5 per cento in più), i torinesi non sanno ancora che viale Fiume si chiama così in ricordo dell'impresa dei paracadutisti di D'Annunzio. Eppurecercare nel Vate tratti di piemontesità e tanto meno un capoluogo di questa regione nelle sue Città del silenzioinElettra, è vano. Anche se l' inventore della macchina da presa sul set, Giovanni Pastrone, gli deve molto per il film made in Turin, la pietra miliare del Cinema:Cabiria.

La sua città d'elezione fu Roma con i salotti di Villa d'Este, di Viila Medici, di Villa Chigi cui dedica Elegie romane.

Con il poeta, scrittore e drammaturgo vanno riscoperte le sue radici abruzzesi. A dire vero, il Vate intero, l'autore preferito da Mishima, va riletto come un "apolide dell'esistenza". Lo fa l'inglese Lucy Hughes-Hallettche ha descritto l'uomo, il poeta, il sogno della vita come opera d'arte.

L'ultima fatica per rivalutare il poeta porta la firma di Enrico Di Carlo, con fotografie di Gino Di Paolo,Il suo “Gabriele d’Annunzio: l’Abruzzo e i luoghi della memoria” è stato quasi sceneggiato a Palazzo Lascaris.L' Abruzzo dannunziano è arcaico e sfuggente, ma emozione ancora e ricorda nei paesaggi, negli scorci descritti e amati dal poeta, la sua anima più sincera.

Sono ambientazione estive, perché d'estate il poeta da Pescara raggiungeva il cenacolo di Francavilla dove lo attendevano gli amici compositori, scultori e pittori.

Furono anni importanti per la sua formazione e qui si dava al nuoto e alle cavalcate. E con l'annuncio dell'autunno scriveva <Settembre andiamo, è ora di migrare>. Molti luoghi del suo teatro sono, invece, mitici.

Da Fontamara al Trionfo della morte

La vita dei contadini, i cafoni (ora diventato sinonimo di maleducati), in Fontamara di Silone, anche per Il Vate è misera ma non gli suscita compassione.

Tanto che le sue novelle ambientate in Abruzzo sono di una violenza gratuita. Secondo lui, scoprire le credulità primitive è come passare le dita tra i capelli profumati di una donna per poi trovare, nascosto sotto le ciocche, un brulichio di insetti. Già qui si vede la distanza dell'esteta dal mondo popolare, rivalutato invece daSilone nel capolavoro della moderna letteratura meridionalista.

"Fontamara" racconta proprio l'affrancamento dei contadini dalla secolare sofferenza.

"L'Abruzzo e i luoghi della memoria"mette in evidenza che l’Abruzzo si ritaglia un posto privilegiato nella bibliografia del poeta e che le tante sfaccettature di questo territorio lo portino a considerare “tanti Abruzzi” che vivono all’interno delle sue opere e lo inducono fin da subito alla ricerca della musicalità che trionferà ne' La pioggia nel pineto.

A Palazzo Lascaris, rappresentazioni visive e parole hanno viaggiato insieme fra i tanti volti di una regione che continua a stupire ed incantare. Nel libro di Enrico Di Carlo sono state selezionate con cura le località sono legate al poeta e hanno segnato l'esistenza di un grande viaggiatore, ovvero un'apolide accompagnate da frammenti di descrizioni dello stesso autore, alle quali fanno da contrappunto brevi cenni storici.

La terra natia del Vate è stata elogiata anche da Mauro Laus, presidente del consiglio regionale: "Il poeta ha saputo trarre dalla sua terra considerazioni di valore universale, che ne hanno fatto il rappresentante ideale della cultura abruzzese nel mondo”. E, dopo aver assistito al video sulle terre d'annunziane, ha concluso: “Il trionfo della morte” ha anticipato di molti decenni il sentimento della tutela dei beni artistici e paesaggistici”.