Ci si deve fare largo nella piccola folla che sosta davanti l’ingresso della luminosa galleria Acappella di Napoli in occasione dell’opening di “Tears in Housebreaking Letting the Cold”, la personale di Odessa Straub che durerà fino al 1 dicembre 2016, in Via Cappella Vecchia 8. Classe 1989 di New York, Brooklyn per l’esattezza, Odessa Straub è frutto della nota scuola d’Arte Cooper Union, noto progetto di Università privata ma gratuita di Manhattan, altamente selettiva, dove ha conseguito il BFA Bachelor of Fine Arts nel 2013.

Entrando in Acappella, galleria che presenta numerosi eventi d'arte contemporanea, si viene subito colti da strane e contrastanti emozioni, quasi come se i dipinti nella sala si muovessero, allungandosi verso l’ospite, lasciando che i colori e le forme invadano lo spazio.

Occorre qualche istante per ritrovare l’equilibrio e lasciare che lo sguardo si abitui alla dimensione in cui ci proietta OdessaStraub. E’ facile iniziare a origliare i commenti del pubblico che immediatamente comincia a trasferire, attraverso le proprie visioni oniriche di quelle forme e colori, le interpretazioni più libere per ciascun quadro.

Esplorando Odessa Straub e la sua arte

L’urgenza diviene allora quella di parlare con l’artista per raccogliere direttamente le sue dichiarazioni. Cercando in giro con lo sguardo è semplice capire chi sia, colpiti da un fulmine d'amore: si staglia con la sua altezza tra la folla italiana. L’evidenza delle leggere movenze, il sorriso ammaliante su uno sguardo che viaggia lontano, il bicchiere di vino quasi appeso ad una sua mano, un look ricercato tra vintage e inserti ultra contemporanei, sono solo un corollario scontato della sua elegante bellezza.

E’ facile immaginare tanto su Odessa Straub solo guardandola, ma parlare con lei apre nuovi scenari interpretativi di difficile ma semplice suggestione.

Apparentemente timida, quasi impacciata, alle prime domande su cosa si possa vedere nelle sue opere, lei lascia meravigliati dalla ovvia risposta “Ciò che ciascuno ritiene di osservare”.

E’ la magia dell’arte, di quella contemporaneain particolare: una indiscutibile verità. Ma poco dopo il gruppo di coraggiosi che s’insinuano nella sua visibile socievolezza riescono a farle raccontare di più. Dove qualcuno vede un coniglio (“La stessa cosa che ha visto mia madre!” esclama Odessa) scopriamo poi celarsi un profondo sentimento.

Interpretare l'Arte contemporanea

E’ la sua ultima opera. E’ un corpo, lei ci racconta, in metamorfosi. La descrizione dell’opera inizia a divenire minuziosa, c’è un corpo steso che perde la pelle vecchia, diviene una cosa nuova lasciandosi alle spalle anche le energie negative. Ma in realtà sta parlando di lei stessa, del dolore provato per la scomparsa della nonna, con cui viveva, avvenuta due anni prima, permettendoci di cogliere come l‘elaborazione del lutto si manifesti attraverso la sua articolata modalità di comunicazione, semplice ma complessa al contempo.

Solo al momento di andare via prendo il foglio di presentazione dell’evento, e scopro l’ultimo piccolo tesoro di Odessa: è una presentazione fuori dagli schemi, un vero e proprio atto d’amore per chi legge, una poesia in inglese che spiega il nascere e il trasferirsi delle emozioni, che esplodono come una palla dalla ruota di una lotteria, per poi divenire corpo, dolore, odore… Probabilmente leggere queste righe in inglese ci aiuta meglio ad interpretare la sua dolcezza e il fiume di bellezza che emana dalle sue opere e da lei stessa.