Il cantautore canadese Leonard Cohen è scomparso all’età di 82 anni. La sua è un’eredità musicale enorme. Ecco 5 canzoni per ricordarlo, scelte fra le tantissime scritte da uno dei più grandi musicisti della storia recente.
Leonard Cohen: voce profonda, idee melodiche straordinarie e capacità compositive forse ineguagliabili in termini di liriche, tanto quanto il recente premio Nobel Bob Dylan. Il cantautore canadese che si è spento all’età di 82 anni ha lasciato in eredità un grande numero di brani. Alcuni di questi sono eccezionali - non c’è altro modo di definirli - e sceglierne solo alcuni è molto difficile.
Poesia in musica con "So long, Marianne" e la classe di "I'm Your Man"
Si può partire con “I’m Your Man”, brano del 1988 incluso nell’album omonimo. Swing leggero eppure pesante, retto quasi in tutto da un’interpretazione vocale che passa dal sussurro al grido strozzato. “If you want a lover / I’ll do anything you ask me to / and if you want another kind of love / I’ll wear a mask for you”: un modo raffinato di dire che per amore si è disposti a fare qualunque cosa.
Non può mancare “So long, Marianne”, canzone scritta per, appunto, Marianne, conosciuta in Grecia, dove Leonard Cohen ha vissuto per sette anni (nell’isola di Idra). Una parte del testo dice: “Well you know that I love to live with you / but you make me forget so very much / I forget to pray for the angels / and then the angels forget to pray for us”.
Semplice e diretto, tragico e romantico allo stesso tempo.
La famosissima "Hallelujah" e lo splendido capolavoro: "Famous Blue Raincoat"
Il brano più famoso di Leonard Cohen è senza dubbio “Hallelujah”. Scritto nel 1984 (l’album è Various Positions), è stato coverizzato in più occasioni e incluso anche nella colonna sonora di “Shrek” nella versione del cantante canadese Rufus Wainwright.
E’ una canzone abusata, non c’è alcun dubbio, eppure resiste con fierezza ad ogni sorta di violenza.
“It's four in the morning, the end of December / I’m writing you now just to see if you're better / New York is cold, but I like where I'm living / There’s music on Clinton Street all through the evening”. Così inizia “Famous Blue Raincoat”.
Forse è la canzone più bella che Leonard Cohen abbia scritto: non importa cosa si stia facendo, o a cosa si stia pensando. Se “Famous Blue Raincoat” sta suonando, esiste soltanto lei.
Ultima ma non ultima, c’è “A thousand kisses deep”. Quasi atipica rispetto a buona parte della produzione di Leonard Cohen fa parte dell’album “Ten New Songs” del 2001, il primo pubblicato dopo un periodo di ritiro durato cinque anni del cantautore in un monastero buddista (fra l’altro è il primo lavoro in digitale di Cohen).