Nonostante siano passati più di 50 anni, la morte di John Fitzgerald Kennedy in quel fatale Tour a Dallas fa ancora discutere. Il 2017 è un anno particolare in quanto gli ultimi atti non ancora desecretati (il 10% circa) saranno finalmente disponibili e in parecchi stanno preparandosi all’evento. In anticipo su tutti, è uscito il libro “The Reporter who knew too much” (chiara allusione al magistrale film di Alfred Hitchcock) scritto da Mark Shaw. Il Procuratore di Manhattan, in conseguenza delle testimonianze documentali presentate ha deciso di riaprire il caso che ora diventa (o forse lo è sempre stato) un cold case.
Il personaggio principale dell’opera (alla quale si deve il titolo) è Dorothy Kilgallen, una giornalista con alle sue spalle parecchie decine di anni di esperienza e candidata al premio Pulitzer. Prima cara amica e poi nemesi giornalistica di Frank Sinatra, la donna contestava a “The voice” le sue amicizie malavitose e questa sua idiosincrasia nei confronti di personaggi dalle equivoche frequentazioni avrebbe fatto nascere in lei il bisogno di investigare sul mondo della criminalità organizzata di New Orleans. La reporter morì l'8 novembre 1965 di overdose, diciotto mesi dopo aver iniziato ad indagare su Carlos Marcello, al secolo Calogero Minacori, figlio di emigrati di Ravanusa, cittadina in provincia di Agrigento, il boss sul quale i due fratelli Kennedy (John ma soprattutto Robert) indagarono quando facevano parte di una commissione che doveva far luce sui rapporti tra i sindacati e la criminalità organizzata di New Orleans (anche se l’Impero di Marcello si estendeva alla Louisiana, il Mississippi, la Florida, l’Alabama e il Texas).
Robert, quando fu nominato Attorney General (Ministro della Giustizia), lo fece deportare in Guatemala ma il boss tornò e secondo Shaw pianificò la sua vendetta nei confronti dei due fratelli.
Nell’aprile del 1961, pochi mesi dopo il suo insediamento, John pronunciò un discorso con il quale denunciava la pericolosità delle società segrete e a tutt’oggi si è pensato che intendesse colpire i poteri forti ed occulti propri delle istituzioni ma altre teorie indirizzano quelle parole verso la criminalità organizzata e quindi tutto quel percorso parallelo alla legalità che non dovrebbe esistere ma che invece è in grado di sovvertire l’ordine democratico di un Paese. Speriamo si possa togliere definitivamente il velo sull'omicidio di J. F. Kennedy e di suo fratello Robert.