Mancano davvero poche ore al ballottaggio che deciderà le sorti della Francia, e tra le decine di appelli contro l'astensionismo si fanno sentire sempre più decisi anche quelli dell'establishment culturale; appelli non tanto a favore del candidato dei moderati Macron, quanto contro un possibile insediamento della sfidante di estrema destra Marine Le Pen.

Negli ultimi giorni le iniziative dell''intellighenzia' d'oltralpe si sono fatte ancora più fitte ed intense: giovedì 4 maggio l'associazione SOS Racism e l'Unione degli studenti di cultura ebraica ha organizzato un concerto a Parigi, nella storica Place de la Rèpublique, mentre martedì decine di associazioni si sono riunite presso la Cité de la musique per puntare il dito contro la mancanza di un programma culturale degno di questo nome nell'agenda della candidata del Front National.

Al di là di alcuni generici appelli per il rafforzamento dell'unità del paese attraverso la promozione del "romanzo nazionale", la proposta della Le Pen in materia ruota soprattutto intorno all'arginamento della vendita dei palazzi e degli edifici statali, ad un generico sostegno alle piccole associazioni e ad un aumento del 25% del budget destinato alla conservazione del patrimonio. Un programma all'insegna dell'immancabile patriottismo, accusato però di scarsa aderenza ai reali problemi del comparto.

Imponente la mobilitazione da parte di artisti e intellettuali

Nonostante i ripetuti tentativi di Le Pen per attirare a sé anche i consensi del mondo della cultura e riportare la Francia ai fasti di un tempo, chi ha deciso di seguirla risulta davvero una minoranza.

Lo ha dimostrato la massiccia adesione all'appello lanciato dal quotidiano Libération ancora prima delle elezioni, firmata da personalità di spicco del sistema dell'arte, della musica, del cinema e dello spettacolo tra cui, per citarne solo alcuni, gli arcinoti Christian Boltanski, Annette Messager, Léa Seydoux, Jeanne Moreau, Amos Gitai e Archie Shepp.

A questi si sono aggiunte anche le proteste delle singole celebrità: come ad esempio il performer Olivier de Sagazan che, per sensibilizzare i connazionali contro i discorsi pronunciati dalla Le Pen in campagna elettorale, ha abbaiato per tre ore filate alla Défense, il quartiere a ovest di Parigi; o come il più posato regista Luc Besson che si è semplicemente dilungato in un intenso appello sul suo profilo Facebook.

A unire tutte queste personalità il timore di un'eventuale vittoria dell'ultradestra conservatrice e la convinzione che l'arte, a qualsiasi cosa serva, di certo non è per servire la grandezza della Francia.