Il romanziere Karl Ove Knausgård nato a Oslo nel 1968 ha avuto un inizio di carriera memorabile. Infatti, era il 1991, alla sua prima prova letteraria rappresentata da “Ute av verden” è premiato con il Norwegian Critics Prize for Literature. Un evento importante. Infatti e in questo frangente, si sta parlando del primo caso di assegnazione del premio a un debuttante. Comunque, al di là del prestigioso riconoscimento, non si deve pensare che la frequentazione della scrittura per questo autore sia stata particolarmente scontata. Quando il giovane Karl decide di frequentare una scuola di scrittura, a Bergen, l’incontro con essa avviene all’insegna – probabilmente anche a causa delle aspettative dello scrittore – della perdita delle illusioni giovanili.

Questo stato lo porterà a mutare programmi. Per lui, il bisogno di scrivere libri e pubblicarli, non sarà più una priorità.

Il ciclo de ‘La mia battaglia’

Il disagio per l’insuccesso che gli deriva dal non ottenere soddisfazione emotiva nel tramutare il pensiero in parole affidate alle pagine, porta il giovane ad abbandonare la scrittura. Da qui, il passaggio al classico destino comune a più di un romanziere: il rifugiarsi nella compagnia femminile, nell’alcol e, come nella migliore tradizione degli artisti maledetti moderni, fra le braccia accoglienti e stracariche di volume della musica. Rock, ovviamente. Paradossalmente, questa deviazione dal progetto iniziale che lo avrebbe voluto scrittore appassionato, lo conduce verso una sorta di esistenza con una parvenza di ordine e ritmo.

Karl Ove Knausgård si innamora. Si dedica alla critica letteraria con buone capacità. La vita lo gratifica.

‘La pioggia deve cadere’

Purtroppo l’equilibrio raggiunto è solo apparente. A un certo punto della sua storia, si rifanno vivi i suoi demoni, le sbronze e la battaglia dello scrittore rimasta incompiuta. Il Libro “La pioggia deve cadere”, presente dal 6 luglio nelle librerie Feltrinelli, è uno dei risultati di questo ripensare la propria carriera.

Il volume rappresenta un ulteriore capitolo che va ad arricchire, con le sue imponenti 704 pagine, il disegno più generale del capolavoro autobiografico di Karl Ove Knausgård, il ciclo de ‘La mia battaglia’. Nel romanzo trovano ospitalità diversi temi: la personale lotta dell’autore contro l’abuso di alcol; l’introversione; l’infedeltà e le ambizioni artistiche.