La Provincia di Rovigo o Polesine, fascia di territorio delineata dal corso dei due maggiori fiumi, Adige e Po, tanto da essere stata talvolta designata con l'appellativo di "Mesopotamia d'Italia", cela una storia non molto conosciuta e che pullula in fascicoli e faldoni di "addetti ai lavori". Per queste ragioni, l'Archivio di Stato di Rovigo ha organizzato il 21 settembre 2017 una giornata di studi dedicata allo svolgimento di una speciale "narrazione", quella di una vivida disamina dei documenti, ricchissima di dati, cartografie, eventi, persino aneddoti, riesplorati prescegliendo il criterio di una "giusta distanza", oggettiva ed agganciata a fonti esterne al Polesine.

All'incontro hanno partecipato entrambi gli Assessori alla Cultura, Cristiano Corazzari della Regione Veneto e Luigi Paulon, del Comune di Rovigo, concordi nel ritenere che "il Polesine ha molto da dire dal punto di vista storiografico, tanto che si dovrebbe provvedere allo sviluppo di un percorso di studi organico ed omogeneo, per ora mancante. Le radici storiche sono molto importanti e dovrebbero impregnare maggiormente la stessa didattica scolastica per far comprendere meglio valori, vocazioni del luogo in cui si vive".

Il Polesine della grande storia nelle fonti esterne al Veneto

Le feritoie della storia della Carboneria italiana passano dal Polesine ed hanno le sbarre dello Spielberg in cui furono imprigionati i due patrioti di Fratta Polesine Fortunato Oroboni ed Antonio Villa, i primi ad essere arrestati nel Lombardo-Veneto, come ha sottolineato il Direttore dell'Archivio di Stato di Rovigo, Luigi Contegiacomo.

Dei "Costituti d'Interrogatorio" che li riguardano si trova nell'Archivio di Stato di Milano un dettagliato resoconto dai quali traspare il clima che attanagliava i moti insurrezionali del 1820, fra il nitore dell'aspirazione al riscatto della libertà proprio dei Carbonari e l'ossessione repressiva della gerarchia austriaca.

Testimonianze estremamente copiose sono state custodite anche dall'Archivio di Stato della Moravia e migliaia di documenti sono riemersi grazie all'attività di digitalizzazione compiuta con l'intervento della Società Dante Alighieri, mentre l'ente culturale "Minelliana" di Rovigo ha dedicato una cospicua convegnistica all'argomento.

"Altri giacimenti sono rinvenibili al Museo del Risorgimento di Milano relativamente alle battaglie risorgimentali combattute fra il 1848 ed il 1870 - ha aggiunto Contegiacomo - ma si tratta di capitoli poco conosciuti e non digitalizzati. Per ogni Comune è redatto un registro ed anche Rovigo ha un elenco di combattenti distinti per battaglie e corpi di appartenenza". Nell'Archivio Centrale dello Stato, invece, è depositato il materiale afferente gli inquisiti ed i prigionieri politici del Fascismo e, fra questi, la grandissima figura del Socialista polesano Giacomo Matteotti.

Astuzie, connivenze e cronache di tutti i giorni nelle fonti della Serenissima

Alfredo Viggiano, storico e docente dell'Università di Padova, ha espresso un'idea piuttosto interessante secondo la quale "forse non esiste una storia locale e sovralocale, dato che ogni storia è fatta da un complesso di fili che si allargano e si concentrano per far ricadere la medesima trama in scenari diversi".

Studioso degli archivi della Serenissima Venezia, Viggiano ha riferito che faldoni e manoscritti della storia di Rovigo sono una parte distinta di serie documentali concernenti la Dalmazia, le Isole Ioniche, Creta e Cipro, le propaggini del dominio della Repubblica Marinara veneta, tanto quanto Rovigo era considerata "zona di confine" e, in quanto tale, forse, poco "appetibile" per i nobili funzionari veneziani che giungevano ad esercitare cariche amministrative temporanee di controllo. Pertanto prassi ordinaria era il deferimento delle funzioni a figure che il Professore ha definito "oscure", dei "Cancellieri" muniti di preparazione giuridica che avevano compiti fiscali, di esercizio della bonifica delle acque, di cognizione di eventuali faide ed atti di banditismo poichè Rovigo era per Venezia soprattutto un presidio militare.

Giovanni Bonifacio scrisse un manuale sul corretto stile del "Cancelliere" che doveva apparire imperturbabile, non alzare mai la voce, non far affiorare inclinazioni di simpatia od antipatia verso i suoi interlocutori e, in particolare, una volta raccolte tutte le informazioni in atti di indagine, doveva conservare nel cassetto della sua scrivania il documento contenente i dati veritieri siglandone e consegnandone all'Autorità veneziana uno falso. Singolare che il fratello Baldassarre Bonifacio, scrisse, invece, il primo trattato sugli Archivi. Rilevanti fra i reperti di archivio anche le "Suppliche" che provenivano da comunità, famiglie, parrocchie, nel caso di grandinate, esondazioni, tempeste e che impetravano la sospensione o riduzione del regime fiscale.

Le "Suppliche" sono suffragate da "Risposte" di Venezia e risultano interessanti in quanto atti che oltrepassavano la mediazione delle autorità locali indirizzandosi direttamente alla Serenissima.

I Documenti parlano con la proposta di Museum Theater

L'Archivio può vivere ed ottenere voce grazie all'innesto di tecniche teatrali che rimettono in movimento la quiete statica degli scritti. E' quanto propone l'associazione culturale Zagreo che con un'esperienza sperimentale e molto originale raccoglie giovani adepti attori fra le province di Rovigo e di Padova. Museo, archivio e teatro si fondono in "Museum Theater", come ha spiegato Emilio Milani, presidente di Zagreo, che al termine della mattinata dei lavori all'Archivio di Stato, insieme a Marta Pacchin, ha letto il documento ufficiale dell'epoca che attesta e descrive il miracolo dell'acqua trasformatasi in color rosso sangue avvenuto a Lendinara (Rovigo) nel XVI secolo determinando la costruzione del Santuario della Madonna del Pilastrello.

"I linguaggi teatrali sono molteplici - ha precisato Milani - ed oltre alla lettura di lettere-documento si può procedere alla messa in scena di rievocazioni storiche fondate su ricerche archivistiche". Di grande interesse lo spettacolo di Zagreo intitolato "Attraverso" che ha avuto come ambientazione l'Arco di Castel Trivellin, classificato come "resto" o "rudere" e risalente al 1390, ma splendidamente stabile nella campagna lendinarese. In un tempo scandito dal coro e dalla lettura del terzo canto dell'Inferno dantesco, il pubblico è stato invitato ad eseguire un passaggio simbolico attraverso l'arco, evocativo di sponde remote in un presumibile "Aldilà", di paure, moti inconsci, desideri.

Le prime finalità di Zagreo consistono nella sollecitazione del coinvolgimento e della curiosità del pubblico su storia e luoghi e nell'immersione nel "qui ed ora" che rappresenta il continuo presente del mito.

Il prossimo appuntamento all'Archivio di Stato rodigino si svolgerà il 24 settembre 2017 sulla storia del voto alle donne.