Ieri sera, presso la chiesa Madonna della Salette di Avellino, l'illustre professore Massimo cacciari ha tenuto una lezione magistrale dal titolo "Sovranità politica, sovranità di Dio". Per l'ex sindaco di Venezia, quella del capoluogo irpino è una ricorrenza quasi annuale: complice l'amicizia con il sacerdote Emilio Carbone e l'apprezzamento da parte del salotto buono locale, il filosofo regala puntualmente perle della sua conoscenza alla cittadinanza.
Il discorso accademico, iniziato senza alcun ritardo alle 18:30 e durato circa due ore, è stato seguito da un gran numero di persone, rendendo la sacra costruzione fin troppo piccola per l'evento.
Tra studenti vogliosi di apprendere e personalità di cultura, si è notato il vuoto istituzionale causato dall'assenza del sindaco Paolo Foti, oramai restio alle uscite pubbliche a causa dei forti attriti sviluppatisi tra lui ed i suoi concittadini in questi 5 anni di amministrazione.
Per essere sovrani vi è bisogno di avere potere
"La sovranità, che sia del popolo o che sia divina, per essere reale, viva e non astratta ha bisogno di un solo strumento: il potere. Un uomo o un Dio che non si serve di questo atto non potrà dire di esercitare la sovranità". Tuttavia, secondo il pensatore, il potere umano non avente l'onnipotenza sarà sempre imperfetto e, dunque, facilmente contestabile e rovesciabile.
L'unico che regna in modo perfetto ed ordinato è Dio, a cui ogni uomo ed ogni forma di governo aspira.
In che maniera i cittadini devono approcciarsi alla sovranità?
Alla domanda di una giornalista di un TG regionale, il Cacciari ha risposto: "Non da sudditi. I sovrani ci saranno sempre, ma devono comprendere che essi non guidano un gregge ed il popolo, per non essere ritenuto tale, deve essere preparato e cosciente".
Inoltre l'ex sindaco di Venezia ha aggiunto: "Sovrano e cittadini sono complici, e questo legame può essere buono o cattivo, nel caso in cui un capo vuole comandare da solo persone ignoranti o poco informate".
L'impotenza del parroco dinanzi alle idee di Cacciari
Nonostante una verve liberista ed il suo modo di vivere Dio in stile politico della Prima Repubblica, anche l'esperto sacerdote si è trovato spiazzato dinanzi al pensiero del filosofo veneziano.
Occhi sgranati, viso impallidito e sguardi al cielo sono stati, infatti, i protagonisti durante l'orazione di Cacciari: il linguaggio crudo, condito da qualche parola colorita, ha messo piuttosto a disagio l'ecclesiastico che per tutta la durata dell'evento si è sempre più ingrigito, non professando alcuna parola durante il dibattito.