Da Francesco, il “poverello” di Assisi a Francesco, il papa dei giorni nostri passando per la straordinaria esperienza di Luigi Di Liegro. Tre giganti uniti a distanza di 700 anni dallo stesso identico pensiero di dare attuazione al vangelo, stando a fianco dei più deboli, dando da bere agli assetati, spogliandosi di ogni bene terreno per essere in armonia con il creato. Tanta spiritualità e forti emozioni sabato 21 ottobre 2017 al cinema Palma di Trevignano Romano per la coda della settima edizioni del Trevignano Film Fest, creatura del giornalista, già de Il Messaggero, Corrado Giustiniani.
L'attore: 'Un'esperienza francescana'
In sala l’attore Elio Germano che si è raccontato nel suo approccio con il santo dei poveri, conversando con il pubblico, interrogato da Fabio Ferzetti, firma del quotidiano romano. Una sala attenta colma all’inverosimile tanto che da restare solo posti in piedi ha assistito alla proiezione di “Il sogno di Francesco” (2016) di Renaud Fely e Arnaud Louvet Un film davvero evocativo di quelle atmosfere del Duecento, fatto di molta natura, ma soprattutto intrecciato nel dilemma, tutto politico, se riscrivere la regola francescana addolcendo, qua e là alcuni passi, ai voleri del Papato. Tra questi quello della regola dell’obbedienza.
Il film che vede vestire il saio di Francesco l’attore Germano è fatto di immagini semplici, e come tali fortemente toccanti, di dialoghi, della progressiva trasformazione di Francesco verso la santità fino alle stimmate ricevute nel romitorio del monte la Verna, poco prima della morte.
Ad affiancare Francesco, il frate Elia da Cortona (interpretato da Jeremie Renier), che per salvare l’ordine cede, non senza dilemmi interiori, a compromessi, cassa in alcune sue parti la regola che in questo modo viene accettata dal pontefice.
“Abbiamo lavorato – ha detto Germano – in maniera francescana. Dormivamo tutti insieme.
Per me è stata l’occasione per conoscere meglio il santo. Forse il primo Francesco della storia italiana. Si dice infatti che il padre, amando la Francia, avesse voluto chiamare cosi il figlio (che in realtà si chiamava Giovanni). Ho lavorato in francese e non è stato facile, ho dovuto mandare a memoria in poco tempo molte parti”.
Straordinaria la sua interpretazione. Terribilmente cruda la scena della operazione agli occhi che Francesco subì a Fonte Colombo, nel Reatino, definito il “Sinai francescano” perché qui fu scritta la Regola, oggi tappa di un rinnovato Cammino sulle orme del santo. L’attore non è nuovo all’interpretazione di personaggi della storia. Il suo Giacomo Leopardi ne “Il giovane favoloso” gli è valso nel 2015 il David di Donatello come miglio attore protagonista.
Il papa dei poveri: come Francesco
Hanno parlato senza remore i relatori presenti. Il vaticanista Marco Politi ha voluto avvicinare l’esperienza di papa Francesco al santo. “Già in conclave, quando ormai si era capito che Jorge Bergoglio sarebbe diventato papa, un cardinale gli si avvicinò e gli disse.
“ricordati dei poveri”. Fu in quel momento che Jorge, forte dell’esperienza delle sterminate favelas della sua Buenos Aires, decise di, in caso di elezione, chiamarsi Francesco”. Politi ha ricordato inoltre le docce aperte per i senza dimora, “non senza resistenze”, a pochi passi dal colonnato di San Pietro. Illuminante poi la riflessione sull’iconografia con la quale spesso viene rappresentato Francesco. “Si preferì raffigurarlo mentre parla agli uccellini, piuttosto che mentre predica, come ha fatto, al popolo delle città. Tranello in cui – ha commentato ancora il vaticanista – il regista non è caduto inserendo delle scene in cui il santo parla alle genti di un povero villaggio”.
In questo solco si inserisce il vissuto di don Di Liegro, del quale quest’anno ricorre il ventennale della morte, e della sua Caritas, sempre affianco ai poveri.
Padre Sandro Barlone, segretario della Fondazione Di Liegro, ha parlato di Bergoglio nel mirino per la sua stretta vicinanza ai poveri e dei suoi molti nemici.
Per Germano un trofeo del Trevignano Film Fest, più che meritato.