Bill guarda fuori dalla finestra: il sole sta inondano i grattacieli con colate di luce. Bill apre i vetri: immediatamente il cinguettio degli uccellini gli accarezza le orecchie. Bill si sporge e guarda in basso: c'è poco traffico. Bill si volge e vede la vecchia bicicletta del nonno fargli un occhiolino con il fanale leggermente fuori sede. Bill ha deciso: dopo due settimane spese al buio e al chiuso per finire quella meravigliosa serie tv, ritiene che sia il caso di nutrire la sua forma fisica e la sua salute, leggermente meno meravigliose. sii come Bill.
Bill agguanta il velocipede scolorito ma ancora in buono stato, fa scivolare le chiavi di casa in tasca e spalanca la porta d'ingresso. Siccome non è un anziano reduce di guerra e abita al primo piano, non prende l'ascensore per scendere quelle due rampe di scale che lo attendono, anche se ha la bici in mano. Sii come Bill. Arrivato al pianoterra i bicipiti iniziano a dolergli, ma Bill assapora la tensione dei muscoli che finalmente si sentono vivi nel portare a termine il fine per cui sono nati insieme a lui. Bill preme il pulsante sulla destra e osserva il lento e cigolante aprirsi del grosso portone. Bill muove i primi passi nella luce e assapora l'aria che in quel momento odora di libertà.
Il piede sul pedale, un agile movimento, e Bill comincia il suo viaggio con una vigorosa sgambata.
Il viaggio
Fatica. Un sacco di fatica. La prima goccia di sudore gli penetra l'occhio provocandogli un bruciore fastidioso. Bill è completamente fuori allenamento. Sta per desistere, senza impegno, subito, ma si ricorda che è un homo sapiens sapiens e non un homo divanis, che la fatica fa parte della vita, che senza di essa non si va da nessuna parte e "che il dolore serve, proprio come serve la felicità" tanto per citare Brunori Sas.
Bill allora si fa coraggio e dopo i primi 5 minuti di erculea fatica comincia a godersi il viaggio. Eccome se se lo gode. Bill vede un sacco di cose: una scolaresca di bambini che lanciano gridolini divertiti, un musicista che suona la chitarra in una piazzetta circondato da un manipolo di passanti, gente che corre, gente che ride, gente con il muso lungo e una famiglia che sta mangiando un gelato lungo l'argine del fiume.
Bill è uscito per allenare il corpo, ma sorpreso si rende conto che piano piano non è solo quest'ultimo a sentirsi più tonico, ma che anche il suo umore si sta nutrendo di una gioia genuina che non faceva capolino da un bel po', la gioia di sentirsi attivi, vivi. Bill non è l'unico ciclista in zona: intravede da lontano tre ragazzi che cavalcano i loro nobili destrieri. Nulla di strano, se non fosse che i tre centauri occupano l'intera corsia in largo, conversando amabilmente, certamente sui segreti dell'universo. Il tutto condito da una panda rossa che li segue strombazzando il clacson ripetutamente nel vano tentativo di aprirsi un varco. Non essere come i tre ciclisti. Quando Bill comincia a sentirsi stanco, per davvero questa volta, ritorna alla sua amata dimora.
Casa, doccia, cambio, divano, meritato questa volta. Oggi Bill ha imparato una bella cosa. Ha imparato che oltre agli occhi per vedere le serie tv, ha anche un intero corpo che gli grida la sua necessità di attenzioni. Ha imparato che sì le serie sono belle, ma che è bello anche nutrire il corpo. Sii come Bill.