Presentato al Festival di Roma "The Place", la fatica cinematografica forse più coraggiosa del regista Paolo Genovese. Un'opera attesa, dalla trama originale ma inquietante: seduto ad un tavolo, in un angolo di un ristorante romano, un Uomo (nel film l'attore Valerio Mastandrea) dall'aspetto ordinario incontra ed ascolta dieci persone. A tutte loro garantisce con certezza che i loro desideri, come anche le proposte più indecenti, si realizzeranno con il suo risolutivo intervento, quasi miracolistico. Ma, naturalmente, per tutto c'è sempre un prezzo da pagare.

Passano così in rassegna, nel locale della capitale, le storie di uomini bisognosi di dare una svolta alla propria vita, ai quali l'Uomo al tavolo, come un moderno "Faust", dice di offrire soluzioni efficaci, chiedendogli in cambio di sottoporsi a compiti anche terribili, sebbene in alcuni casi dotati di una certa surreale poeticità.

Le storie della complessa trama del film si intrecciano come le ossessioni dei dieci avventori che tornano, durante lo svolgimento della pellicola, a raccontare come vivono quell'inattesa esperienza. Dopo qualche resistenza, alla fine accettano persino le regole stabilite dall'Uomo al tavolo del ristorante. Tuttavia non c'è un solo momento in cui non siano comunque certi della loro integrale responsabilità nel determinare cosa sia bene e cosa sia male in quel gioco.

I dieci disperati personaggi si consegnano a quell'uomo che chiede a ciascuno di loro fin dove siano disposti ad arrivare per ottenere la realizzazione di desideri inconfessabili. E così, ottengono la certezza della concessione della "grazia" quasi divina che gli è stata garantita. Ciò che chiedono "si può fare", gli garantisce il "faustiano" personaggio che hanno incontrato.

Così, un padre si spinge sino ad accettare di uccidere un'innocente bambina pur di ottenere la guarigione del proprio figliolo, destinato a morire di cancro. E molti vorrebbero ritrovare qualcosa o qualcuno di molto caro: un marito, un figlio, la vista, Dio. Ma non senza pagare un prezzo umano altissimo.

Un film che invita a riflettere

In questo undicesimo lungometraggio firmato dal regista Paolo Genovese, è evidente la scelta di coinvolgere lo spettatore sul piano morale. Si è inevitabilmente chiamati a scegliere se l'azione del protagonista sia paragonabile a quella di Dio, o piuttosto a quella del demonio. Nello stesso tempo, gli individui che devono accettare i compiti e le regole assegnati per realizzare i loro indecenti ed inesprimibili desideri, mentre sono in cerca di salvezza anche attraverso la loro dannazione, sono pure costretti a fare i conti con se stessi e con l'eterno dramma della conoscenza di se stessi. È inevitabile fare i conti con la propria anima nera.

Un dramma che inevitabilmente interpella anche lo spettatore, che viene coinvolto suo malgrado nel giudizio sulle scelte dei personaggi e sull'azione "salvifica" dell'uomo al tavolo del ristorante.

Nello stesso tempo, Paolo Genovese richiama tutti a confrontarsi con la propria autenticità, stabilendo quanto sia alta la propria asticella morale e fino a dove ciascuno sarebbe disposto a spingersi se dovesse venire a patti con la sua coscienza, pur di realizzare un sogno inconfessabile.

Nel cast: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Silvio Muccino, Silvia D'Amico, Rocco Papaleo, Vittoria Puccini, Alessandro Borghi, Giulia Lazzarini e Sabrina Ferilli.

Il film è un adattamento della serie televisiva statunitense "The Booth at the End", e sembra destinato a bissare il successo di un altro celebre lavoro di Paolo Genovese, "Perfetti sconosciuti". La nuova pellicola "The Place" sarà al cinema dal 9 novembre.