A giorni, precisamente il 18 gennaio, uscirà nelle sale italiane il film del regista canadese Christian Duguay, "un sacchetto di biglie", che ha già riscosso molto successo in Francia (circa un milione di spettatori) e che arriverà alla vigilia del Giorno della Memoria: la pellicola si riallaccia ad altri lavori che hanno trattato lo stesso argomento come, ad esempio, "Il bambino con il pigiama a righe", diretto da Mark Herman. Tra i due lungometraggi vi è, però, una somiglianza ed una differenza sostanziale: tutti e due sono tratti da romanzi di grande successo ma, mentre "Il bambino con il pigiama a righe" dello scrittore John Boyne è un racconto storico inventato, "Un sacchetto di biglie" di Joseph Joffo è la narrazione vera dell'infanzia dell'autore che ha vissuto in prima persona il dramma della shoah.
Già nel 1975 era uscito un film tratto dall'opera di Joffo che, però, ne aveva preso le distanze, dicendosi scarsamente soddisfatto. Oggi, quindi, ecco la nuova versione del regista canadese, già noto al grande pubblico per aver diretto "Belle & Sebastien-L'avventura continua". Molto elogiati i due ragazzi, i giovanissimi Dorian Le Clech e Batyste Fleurial Palmieri, affiancati nella parte dei genitori da Patrick Bruel ed Elsa Zylberstein.
Duguay ha girato una storia lineare, vera e molto toccante, capace di trattare le emozioni senza dare spazio alla retorica, confermandosi un vero artista nel dirigere bambini e ragazzi, come già successo in "Belle & Sebastien".
"Un sacchetto di biglie", il romanzo
Per l'uscita del film è stato ristampato e ritorna nelle librerie il romanzo di Joffo della casa editrice Bur Rizzoli: si tratta di un testo autobiografico che racconta la storia di due fratelli che vivono a Parigi, dove (siamo nel 1942) devono prendere coscienza della triste realtà della persecuzione degli ebrei che sta per travolgerli.
Il padre, che era già sfuggito ai pogrom russi, si rende conto della gravità della situazione, e capisce anche che la famiglia non può fuggire unita perché darebbe troppo nell'occhio.
Così avvisa i ragazzi che da soli dovranno prendere il treno e cercare di varcare il confine tra la Francia occupata e quella libera del Sud per rifugiarsi a Nizza, dove la famiglia cercherà di ritrovarsi.
Durante la traversata lungo il Paese transalpino incontreranno mille pericoli, ma anche persone che disinteressatamente cercheranno di aiutarli come, per esempio, un semplice parroco di campagna o un giovane medico. Durante il tragitto, i due giovani matureranno una maggior consapevolezza di sé.
Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1973: il sacchetto di biglie che dà il titolo al libro, rappresenta l'infanzia, quella che i protagonisti hanno dovuto improvvisamente abbandonare alla ricerca della salvezza.
Joseph Joffo
Joseph Joffo, autore del libro, è stato molto vicino al regista e ha seguito la realizzazione del film: si è detto molto contento dell'opera finale, cui ha assistito senza riuscire a trattenere le lacrime.
Joffo ha sottolineato che anche oggi sono tempi duri per i bambini che, a causa del terrorismo, si ritrovano spesso senza una famiglia né una casa, e costretti a fuggire. Ha affermato, infatti, che la sua storia vissuta risuona in modo terribilmente attuale, ma che bisogna sempre ricordare che la speranza esiste e che le difficoltà possono essere superate col coraggio.
Nato a Parigi nel 1931, la biografia di Joffo corrisponde perfettamente al romanzo "Un sacchetto di biglie" che lo ha reso famoso: si ricordano anche "Anna e la sua orchestra" e "Le vetrine Illuminate".