“Io sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare” è la scritta che aleggia sulla copertina di ‘Le nuvole’, dodicesimo album, o meglio opera, di Fabrizio De André. La citazione è del pirata delle Antille Samuel Bellamy (XVIII secolo) e ad essa si ispira il biopic in omaggio alla memoria del più grande poeta della musica italiana, dal titolo ‘Fabrizio De André. Principe libero’.
In concomitanza con i due anniversari del suo viaggio su questa terra: quello della scomparsa, l'11 gennaio 1999, e quello della nascita, il 18 febbraio 1940; il film arriva al Cinema solo il 23 e 24 gennaio distribuito in anteprima nazionale da Nexo Digital, e poi in Tv su Rai1 il 13 e 14 febbraio.
Il film su Faber (un bell'azzardo)
Coprodotto da Rai Fiction e Bibi Film per la regia di Luca Facchini, che si è preso un azzardo non da poco nel provare a riassumere la poetica dell’artista ligure in un film, a dare il volto a Fabrizio De Andrè è Luca Marinelli, con un ragazzino genovese ad impersonare invece il De Andrè in età adolescenziale, mentre Valentina Bellè interpreta Dori Ghezzi. Nel cast anche Ennio Fantastichini, Gianluca Gobbi, Elena Radonicich, e Matteo Martari nel ruolo di Luigi Tenco, legato a Faber da una storia di amicizia breve ma significativa.
Il docu-film esplora cronologicamente la vita e la carriera di De André passando del carruggio di Via del Campo, prolungamento della famosa Via Pré, strada proibita di giorno quanto frequentata la notte, fonte di prima ispirazione per il cantautore genovese, al rapporto con colui che coniò il nomignolo Faber, l’amico Paolo Villaggio.
Dall’incontro con Dori Ghezzi agli anni trascorsi insieme in Sardegna e poi le drammatiche pagine del sequestro e il susseguente ritorno, fino a quell’11 gennaio di 19 anni fa, giorno in cui perdemmo uno dei più grandi cantautori del Novecento.
Le riprese del film sono state girate in gran parte nel centro storico di Genova, tra l’antico borgo marinaro di Boccadasse e il quartiere di Albaro, e in Sardegna.
La poetica di Fabrizio De André
Nei testi delle canzoni di Fabrizio De André le parole possono essere estrapolate dal contesto musicale per divenire poesia, in cui l'essenza umana conta più delle azioni e del loro passato. Al ‘poeta degli ultimi’ oggi gli vengono unanimemente riconosciuti tali risultati poetici e dunque non si può prescindere dalla forza dei suoi testi.
Ma nemmeno dalla sua musica, perché De Andrè è andato alla ricerca di nuovi linguaggi musicali già dal 1978 con gli arrangiamenti della Premiata Forneria Marconi di alcuni dei suoi brani più celebri, ma soprattutto a partire dalla fine della storia, ovvero da Creuza de ma (1984), quindi Le nuvole (1990) e poi Anime salve(1996), gli ultimi dischi del cantautore genovese. E purtroppo non sapremmo mai come avrebbe arrangiato oggi i nostri drammi.
Concept album come La buona novella, brani come La canzona di Marinella, Bocca di rosa, La citta vecchia, La canzone dell’amore perduto, Andrea, Sally, La domenica delle salme, per il gusto di citare alcuni dei capolavori di Faber, che più li ascolti più scopri qualcosa.
Fino a Smisurata preghiera, l'ultima canzone dell'ultimo disco di Fabrizio De André: una preghiera laica, un elogio dell’umiltà, della solitudine, che riassume la somma dei quarant’anni della vita poetica di Faber e dei suoi percorsi in direzione ostinata e contraria per raggiungere quella goccia di splendore in cui tutti speriamo.