L'anno 2018 è già ricco di aspettative per il mondo del cinema, con una lista di grandi uscite pronte ad essere distribuite nelle sale. Tra queste troviamo certamente l'ultimo lavoro di uno dei più grandi nomi di Hollywood, Steven Spielberg. Il film arriverà in Italia a partire dal 1° febbraio, e si chiama "The Post".
La trama
La storia di "The Post" è ambientata nel 1971, ma il nuovo lungometraggio di Steven Spielberg non raggiunge il presente col gusto di un passato rivisitato, ma ha una notevole rilevanza, trattando uno dei temi-chiave degli ultimi tempi: la libertà di stampa.
La pellicola è stata inserita nella lista delle 9 candidate agli Oscar come miglior film, anche se non siamo di fronte ad una delle opere più riuscite di Spielberg in assoluto. Forse perché la sceneggiatura - molto legata a vicende realmente accadute - non può andare oltre i limiti di un documentario-dramma competente.
Manca la trascendenza e il rapimento emotivo ed estetico di altri titoli storici della filmografia del cineasta, come "Schindler's List", "Munich" e "Lincoln", anch'essi meritevoli di nomination per assicurarsi l'agognata statuetta dorata.
La sceneggiatura di Liz Hannah e Josh Singer è eccessivamente legata ai dettagli e, in un certo senso, acuisce la narrazione, e finisce col metterci troppo tempo a diventare drammatica, anche se la storia è coinvolgente.
La trama è ambientata nell'epoca in cui il presidente statunitense Richard Nixon fece tutto il possibile per impedire la pubblicazione di notizie - inizialmente sul "The New York Times" e successivamente sul "Washington Post" - tratte dai "Pentagon Papers", documenti top-secret sulla guerra in Vietnam che appartenevano al dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d'America.
Lo script si concentra sulle difficoltà affrontate dal quotidiano "Washington Post", all'epoca diretto dal leggendario giornalista Ben Bradlee (Tom Hanks), braccio destro dell'editrice Katharine Graham (Meryl Streep), che aveva relazioni personali con membri del governo Nixon.
Secondo la Casa Bianca, anche se rivelassero le bugie raccontate dal governo al popolo come fossero fatti reali, i documenti dovrebbero rimanere segreti in nome della "sicurezza nazionale", a qualunque costo.
Ben Bradlee e il suo team al "Washington Post" hanno scommesso sulla resistenza alle pressioni politiche, pur di difendere la libertà di espressione e il diritto dei cittadini americani di sapere cosa hanno fatto i politici a loro insaputa. In questo frangente, sicuramente risulta fondamentale la decisione presa da Katharine Graham, di sfidare gli interessi aziendali ed economici, appoggiando in modo assoluto la redazione del suo giornale.
Considerata in un primo momento come una erede accidentale, piuttosto che come una donna d'affari nel settore della comunicazione, Katharine apre un nuovo capitolo della sua vita, assumendo un profilo eroico nel film. Lo stesso "Washington Post", mesi dopo, torna a soffermarsi su Nixon in merito al caso Watergate, che culmina con ,le dimissioni del presidente nel 1974.
In un periodo in cui l'attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, prova ad interferire nella libertà di stampa, cercando di impedire la pubblicazione di contenuti contrari a se stesso e alla sua amministrazione, "The Post" sembra più attuale che mai, anche se la trama non riesce a decollare appieno. La tematica presentata è di massima importanza, e il film ricostruisce la storia con precisione, e porta con sé l'ennesima, fantastica interpretazione di Meryl Streep. È emozionante seguire la storia del giornale statunitense all'apice della sua popolarità, impegnato nel compiere l'essenza della sua funzione principale, ovvero quella di fare gli interessi dei governati, piuttosto che dei governanti.