"Ciò che è opposizione si concilia e dalle cose differenti nasce l'armonia più bella". E' un detto di Eraclito che costituisce uno dei punti cardine della ricerca teatrale del Teatro del Lemming di Rovigo, nato nel 1987, e la cui peculiarità è stata, nel corso degli anni, una certa indipendenza di attività. Il 2018, però, è l'anno che segna una rinata collaborazione con il Teatro Sociale per l'inserimento, nella stagione di prosa organizzata dal Comune, delle produzioni dell'avanguardia sperimentale di Rovigo. Se le due "case", quella del "Sociale" e quella del Teatro Studio, sede tradizionale e staccata del Lemming, non sono mai state veramente lontane, l'avvicinamento rinforza i propositi di uno sviluppo artistico-culturale promosso dall'Assessorato Comunale alla Cultura e la referente Alessandra Sguotti si dice particolarmente soddisfatta.

Un ulteriore obiettivo è il rilancio di uno dei primi allestimenti del Lemming, il "Festival Opera Prima", rimasto privo di finanziamenti dopo la tredicesima edizione del 2009/2010, rassegna che ha contribuito a far sorgere l'esperienza del "Teatro Novanta" e aperta a tutta la cittadinanza. Le sintonie si affinano sotto il profilo del rapporto dialettico con il pubblico, del quale il regista e fondatore del Lemming Massimo Munaro è fautore, rapporto che ha contribuito a un aumento degli ingressi a teatro. "Rispetto allo stesso periodo del 2017 - precisa Alessandra Sguotti - quest'anno fino a oggi abbiamo registrato 1500 presenze in più considerando la partecipazione complessiva alla lirica, balletto e prosa".

Un ritorno sotto il patrocinio di Dante e Shakespeare

Il Lemming sarà sul palcoscenico del Sociale il 23 febbraio con Inferno, parte prima di Nekya che, secondo l'antico significato greco vuol dire "viaggio per mare di notte", mentre, sempre nell'ambito della stagione di prosa 2018, porterà in scena al Teatro Studio per il "Teatro Ragazzi" "Giulietta e Romeo, lettere dal mondo liquido" il 27 e 28 aprile.

Come ha affermato una delle attrici e fondatrici del Lemming, Fiorella Tommasini, la ricerca teatrale riguarda le essenze. L'Inferno dantesco è, infatti, rivisitato per suggerire "uno sprofondamento dell'anima nel regno dei morti, del sogno, dell'inconscio, cioè in un luogo senza tempo". A essere esplorata è un'indagine valoriale sul progetto-uomo per un ancoraggio, forse agognato, ad un sedimento immutabile di verità e il teatro stesso rilascia la sua spettacolarità per divenire rivelazione.

"Abbiamo rappresentato Inferno in Italia e in Spagna - ha dichiarato Munaro - per proporre quell'alchimia di parola, suono, sguardo strutturante il nostro teatro che, fra introspezione e stupore, si avvolge in una rigenerazione emozionale". "Giulietta e Romeo" è stato presentato in numerosi teatri e festival nazionali e confronta la forza imperitura del mito d'amore con i brandelli di una società "liquida", secondo la definizione di Zygmunt Bauman. Molto interessante è l'interazione con i giovani per provare la forza della "lettera d'amore", dell'esaltazione e ripiegamento sentimentale nell'epoca della frantumazione del messaggio via e-mail e sms.