Alessandro D’Avenia, noto per aver scritto ‘’Bianca come il Latte, Rossa come il Sangue’’, dopo il suo penultimo romanzo ‘’L’arte di essere fragile’’ ha deciso di mettere in scena i suoi racconti. Commentando questa scelta lo scrittore ha detto: ‘’la letteratura ha il dovere di scendere, la letteratura ha il dovere di scendere nell’agone e continuare, con altri mezzi, la sua battaglia per rendere più trasparente la realtà attraverso la bellezza. Come? Invadendo altri campi come il teatro e il cinema, che sono sì, a titolo differente, contenitori di immagini, ma al servizio della parola, che accade attraverso l’immagine ma di cui l’immagine è servitrice’’.

Scelta condivisibile o meno, merita una riflessione sul perché oggi preferiamo sempre di più le immagini alla parola scritta.

Breve storia della scrittura e delle immagini

I modi di esprimere i pensieri, i concetti, le teorie dagli albori della società fino ad oggi ha subito una notevole trasformazione. Questi progressi sono andati di pari passo con l’evolversi dell’umanità diventando, con il passare del tempo sempre più complessi e articolati. All’origine la scrittura era rappresentata da immagini: scene di caccia, pesca, oggetti di quotidiano venivano dipinti dagli uomini primitivi su rocce. Questo mezzo di comunicazione si rivelo essere molto efficace, tanto da durare a lungo nel tempo. Passando attraverso i geroglifici, la scrittura cuneiforme, i primi segni grafici siamo arrivati alla scrittura odierna.

Quindi, mentre in origine l’arte pittorica e la scrittura si affiancavano successivamente avvenne una scissione. Alla pittura restava il compito di rappresentare la realtà, mentre alla scrittura venne affidato il compito di rappresentare la parte più intima e privata dell’essere umano: la sua anima. Con l’avanzare del processo tecnologico: sintassi, ortografia e grammatica permisero la diffusione di opere partorite dalle più disparate correnti letterarie.

Non ci staremo involvendo?

Quindi da un lato abbiamo il progresso dell’umanità che ci ha permesso di costruire una grammatica e una comprensione del segno scritto condivisa da molte persone tale da poterci permettere di esprimere attraverso parole i nostri sentimenti, i nostri pensieri, insomma la parte di noi stessi che meno conosciamo riesce ad essere spiegata attraverso la successione di segni grafici.

Dall’altra parte abbiamo il progresso tecnologico che ci ha permesso la costruzioni di computer, macchinari che abbattono qualsiasi barriera facendo diventare l’arte sempre più reale. Se prima ci ritrovavamo maggiormente all’interno di testi scritti perché erano quelli che più si avvicinavano alla realtà delle cose, oggi non vogliamo nemmeno fare la fatica di leggere, ma, pretendiamo la messa in scena dei nostri sentimenti, delle nostre paure.

Ecco che alle lettere d’amore preferiamo il messaggio vocale da ascoltare con tutta comodità appena si ha il tempo, alle metafore preferiamo una scritta sulla sabbia fatta dall’altra parte del mondo e inviata in tempo reale. Non riusciamo a sentire la mancanza della persona amata con la quale dobbiamo comunicare per lo più inviando foto tutto il giorno, non riusciamo a sentire il silenzio che ci circonda perché dobbiamo condividere, vedere le foto degli altri.

Forse è per questo che preferiamo la messa in scena delle proprie emozioni, per de-tronizzarle, perché sarebbe sicuramente più complicato affrontare il silenzio interiore che emerge dopo la lettura di un buon libro. Non ci staremo mica involvendo?