Una mattinata per discutere di regole, sanzioni, diritti. E' accaduto lo scorso 21 aprile nell'incontro pubblico organizzato dall'Associazione Sulleregole fondata da Gherardo Colombo nella Sala S.Maria delle Grazie di Porta Vigentina a Milano. Una riflessione aperta, non incardinata a costrutti giuridico-istituzionali, ma ispirata all'individuazione di principi in grado di rafforzare la coesione sociale intorno a norme condivise. L'ex magistrato ha affermato che occorre passare da una visione statica ad una visione dinamica dell'organismo sociale e che, tanto quanto l'uomo cresce ed evolve dall'infanzia, all'adolescenza, all'età adulta fino alla vecchiaia, altrettanto, con analisi metaforica, potremmo intravedere per le società.

"La mia impressione è che oggi siamo fermi ad una fase adolescenziale a livello di aggregato sociale - ha affermato Colombo - e per questo resta un percorso non facile da compiere in ordine alla consapevolezza sulle regole". Come dire che oggi siamo per lo più soggetti passivi di regole e sanzioni sprovvisti di una maturità civica che ci porti all'obbedienza consapevole.

Il 'commodus discessus', l'allontanamento dignitoso nelle liti

Per le società segna sicuramente un passo avanti la capacità di sedare i conflitti e l'ordinamento predispone a questo scopo norme e configurazioni giuridico-dottrinali. Il "commodus discessus" è una figura poco conosciuta legata alla legittima difesa consistente nel netto invito ad allontanarsi in modo dignitoso se ci si trova in situazioni pericolose per la propria vita o incolumità fisica.

Gherardo Colombo a questo proposito puntualizza: "Occorre distinguere il piano legale connesso con l'art.52 del codice penale e all'istituto della legittima difesa. Il legislatore ammette l'uso della violenza solo se è l'unico modo per difendere la vita di fronte ad un'aggressione altrui. In tutti gli altri casi bisogna andarsene poichè la reazione violenta produce altra violenza e questo non è ammesso, non fa parte dei criteri accoglibili in un'organizzazione statale preoccupata del funzionamento positivo della società".

C'è un altro piano, quello culturale, in base al quale il "commodus discessus" potrebbe fornire una lente d'ingrandimento sociologica utilizzabile in tutte le ipotesi di conflitto. "A mio parere - precisa ancora l'ex magistrato - il problema attuale riguarda il diffondersi dell'aggressività e della litigiosità che si può contrastare solo con una paziente educazione al rispetto dell'altro.

Sotto quest'aspetto va considerato l'articolo 3 della Costituzione ed il principio di uguaglianza. La mia dignità è pari a quella dell'altro e se vedo nell'altro il riflesso della mia stessa dignità sono indotto al contenimento del conflitto, che prima è verbale e potrebbe poi scadere in degenerazioni allarmanti. Sono convinto che sia la cultura, l'interiorizzazione dei principi, il maggior deterrente, non la previsione o imposizione normativa".

Qual è il fondamento delle regole?

All'incontro del 21 aprile ha partecipato anche il teologo Vito Mancuso che ha tratteggiato il tema dell'origine delle regole. Ripercorrendo la filosofia di Hobbes, ha ricordato l'asserto secondo cui "l'autorità, non la verità fa la legge" e dal quale deriva che è la statuizione di un'autorità a prescrivere comandi e divieti.

Mancuso ha esposto anche l'argomentazione della "verità" come fonte della legalità citando i sistemi in cui il fondamento della legge è Dio, nella teocrazia, oppure la natura, nel giusnaturalismo. Non sono mancati gli studiosi che hanno ipotizzato la fine del diritto, in fondo legato all'organizzazione ed al bilanciamento degli interessi e superabile in mondi in cui tutti gli uomini fossero buoni e, conseguentemente, non bisognosi di norme, oppure tutti cattivi e, pertanto, non timorosi delle regole. Nonostante tutto la vecchia regola "ubi societas, ibi ius" continua a descrivere validamente la saldatura fra società organizzata e diritto.