Non c’è un filo di retorica, non c’è compiacimento, non c’è ipocrisia. C’è la verità, nella sua crudezza. Una donna che diventa madre, una figlia, un marito, due nonni e una vicina di casa un po’ impicciona e un po’ giudicante. Sono gli ingredienti di “Cattiva”, romanzo di Rossella Milone, pubblicato da Einaudi. L’autrice napoletana ha scritto un libro sulla maternità che piace perché non è melenso, non è artificiale. È una maternità vera quella di cui parla la Milone, è una madre vera e sincera quella che si confessa nel romanzo. Certo, il lettore deve lasciarsi trasportare nel flusso delle parole senza avere preconcetti, senza moralismo, senza l’intento di giudicare una madre “cattiva” perché reale, debole e carica di responsabilità che non riesce a gestire.

Il travaglio ed il parto, il sonno perduto, la vita di coppia e le insicurezze

In poco più di cento pagine, Rossella Milone racconta, capitolo dopo capitolo, il travaglio e il parto, l’allattamento faticoso, il sonno perduto, il desiderio di riprendersi la propria vita, personale e di coppia. C’è tanto sulla maternità, in questo libro, a cominciare dal rapporto unico tra madre e figlia, già sul piano fisico (“questo mio corpo che già le apparteneva come mai era appartenuto a me”).

E poi il senso di inadeguatezza di una mamma: “Vuole qualcosa che io non le so dare, che anche io, come lei, sono nuova da poco, e il fatto che io abbia le parole, abbia più tempo e capelli, più pelle, più cervello e vista, più peli e anche più grasso, che io sia la madre e lei la figlia, non serve a niente, non significa niente.

Significa solo che buona parte di me deve rinascere da capo”.

Fa sorridere la visita dalla pediatra, dove l’autrice mette alla berlina tutte le fisime e le paranoie di genitori apprensivi, mentre le pagine (all’inizio di ogni capitolo) in cui si ripercorre il momento del travaglio sono crude, dense di dolore e stupende, proprio come le scriverebbe una donna in sala parto.

Quegli sguardi in cui le insicurezze si dileguano

E poi ci sono quegli sguardi tra madre e figlia, quelli in cui le insicurezze si dileguano, quelli che fanno dire a Emilia, la protagonista narrante: “Io avvicino il mio viso al suo e lei non fa una piega, come se mi desse per scontata, ed è così, è così che deve essere; che la madre deve essere invisibile ma inevitabile.

E la madre questo deve fare, diventare acqua senza prosciugarsi”.

Prima di “Cattiva”, Rossella Milone ha già pubblicato, con Einaudi, “La memoria dei vivi” e “Poche parole, moltissime cose”, “Nella pancia, nella schiena, tra le mani” (Laterza), “Prendetevi cura delle bambine” (Avagliano), “Il silenzio del lottatore” (minimum fax).