L’associazione Kairos Donna ha presentato il primo Festival della maternità, in programma a Padova dal 13 al 15 aprile in cui le mamme sono invitate a raccontare anche le esperienze e le emozioni negative che possono essere sperimentate sia durante la Gravidanza, sia in seguito alla nascita del proprio figlio, con l’intento di esorcizzare l’idea che la gravidanza sia solo fatta di sensazioni ed emozioni positive e di aprire il confronto e un dialogo su tematiche così spesso tenute nascoste e sminuite.

Disturbi d’ansia in gravidanza

I disturbi d’ansia sono molto frequenti soprattutto fra le donne che sono alla prima esperienza di gravidanza.

Un esempio, presenta una condizione psicopatologica definita tocofobia, che consiste in un’intensa paura di provare dolore e sofferenza troppo forti o di morire durante il momento del parto o di mettere al mondo un bambino malformato, tanto da interrompere la gravidanza, sebbene il figlio sia voluto, o di ricorrere volontariamente al parto cesareo, sebbene non ci siano le indicazioni mediche per il ricorso a tale procedura.

Inoltre, quando la gravidanza è frutto di una violenza sessuale o quando hanno provato notevole sofferenza o paura durante gravidanze o parti precedenti, nonché dopo esperienze di parto vissute in maniera traumatica anche in assenza di complicazioni mediche, tendono a presentare un disturbo post-traumatico da stress, che le induce a provare ansia o paura nei confronti delle visite ginecologiche e del parto, in quanto gli stimoli tattili (reali o immaginari) nella zona vaginale tendono a riattivare la memoria del trauma subìto.

Una serie di studi ha anche dimostrato che durante la gravidanza e il puerperio, i disturbi d’ansia compaiono spesso in concomitanza della depressione, che costituisce una condizione psicopatologica più frequentemente associata alla maternità, disturbo che può compromettere il ruolo materno.

Lo stato transitorio dopo il parto

Subito dopo il parto, la maggior parte delle neomamme sperimenta uno stato emotivo e mentale transitorio che risulta essere funzionale per riacquistare le forze, sia fisiche che mentali. Nel dettaglio, nei dieci giorni successivi al parto, una grande percentuale di donne, fa esperienza di uno stato emotivo reattivo e transitorio, noto come “blues post-partum”, che si presenta come una sorta di malinconia che si manifesta con sintomi depressivi come la tendenza al pianto spesso immotivato, irritabilità, calo dell’umore, confusione, ansia, mancanza di appetito e insonnia.

Questa è una normale risposta fisiologica di adattamento al puerperio, in seguito sia all’affaticamento che la gravidanza e il parto comportano, sia a cambiamenti significativi dei livelli ormonali tra la gravidanza e il periodo post-partum.

Spesso però, in condizioni sociali e relazionali avverse, la funzionale risposta del baby blues si trasforma in una vera e propria depressione post-partum. I fattori psico-sociali avversi possono essere la mancanza di un sostegno in famiglia nella cura del piccolo neonato, condizioni economiche svantaggiate, bassa cultura, residenza in ambienti sociali e culturali disastrati.

Questo tipo di depressione è costituito da sintomi più intensi e persistenti rispetto al primo, quali umore significativamente depresso, disturbi del sonno e dell’appetito, difficoltà di concentrazione e nel prendere decisioni, senso di confusione e di inefficacia personale, irritabilità, sentimenti di tristezza, di colpa, di disperazione, inefficacia e inadeguatezza come genitore, scoraggiamento e preoccupazione circa la propria salute e quella del bambino, eccetera.

Nei casi più gravi, si possono presentare pensieri maniacali o ipomaniacali, o sintomi egodistonici di uccidere il figlio o se stesse, e il passaggio all’azione è tanto più probabile quanto più è grave l’entità della depressione.

Conseguenze dei disturbi d’ansia e depressione vissuti in gravidanza

Nella maggior parte dei casi, sia che si presentino prima che nasca il proprio figlio, sia in seguito fasi successive al parto, i disturbi psichici tendono a comportare effetti negativi sull’ambiente familiare: infatti, si ripercuotono inevitabilmente sulla relazione coniugale e su quella madre-figlio.

Una serie di studi ha evidenziato un abbassamento della soddisfazione matrimoniale, conflittualità tra i coniugi e tutto ciò, in concomitanza con il reale disturbo psichico, si riversa in maniera negativa anche sulla capacità di adattarsi all’arrivo del figlio, sulla capacità di relazionarsi in modo funzionale con lui e di fornire cure parentali adeguate, soprattutto se la gravidanza non è stata correttamente pianificata o desiderata.