Non capita molto spesso che un applauso compatto, scrosciante, pieno e convinto vada oltre il termine dei titoli di coda del film per parecchi minuti e che tutto il pubblico resti in piedi facendo proseguire l'acclamazione.
E' quanto è accaduto il 1° settembre nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia dove nel pomeriggio è stato presentato fuori concorso "Women", lavoro congiunto di Anastasia Mikova e Yann Arthus Bertrand che raccoglie in una carrellata che sbaraglia e commuove i volti di donne di ogni età, aspetto, condizione sociale, appartenenza etnica e religiosa.
La pellicola è stata realizzata attraverso le interviste fatte a 2000 donne di 50 Paesi diversi e e snoda un'impronta antropologica soltanto come effetto collaterale: in primo piano ci sono i visi, le situazioni, i racconti espliciti sui diritti negati, sulle violenze subite, sulle scelte non facili in ogni parte del mondo. La voce delle donne, gli attestati dei vissuti, rendono impossibile il distacco conoscitivo ma lanciano (involontariamente) un appello sulla salvaguardia dei diritti umani e della condizione femminile planetaria nel terzo millennio. I due registi e le attrici presenti si sono abbracciati in Sala Grande, quasi a condensare empaticamente il riconoscimento tellurico di tutto il pubblico.
'Tutti possono recitare, anche gli attori'
E' la citazione simpaticamente paradossale che ha ancorato l'azione del "Teatro dell'Oppresso" fondato dal regista brasiliano Augusto Boal e ispirato alle idee di Paulo Freire autore del libro "La pedagogia degli oppressi". Un atto teatrale dichiarativo della condizione degli ultimi potrebbe, quindi, essere condotto da chiunque, non solo dagli attori professionisti.
Il film "Women" può avvicinarsi a quest'impostazione dato che le protagoniste sono donne comuni che hanno accettato di raccontare le loro storie davanti alla macchina da presa ed il riso, il pianto, la rabbia, la determinazione, sono il precipitato emozionale di sentimenti a lungo repressi.
Alcune hanno deciso di mettersi a nudo mostrando i loro corpi esattamente per quello che sono, mappe di vita e di dolore, scorci di verità che superano i canoni estetici. "Abbiamo cercato di creare un rapporto profondo con le intervistate rassicurandole, dando loro fiducia - hanno dichiarato i due registi - e da questa intenzione di intimità sono poi scaturite le immagini, le reazioni vere. Abbiamo capito che le donne volevano essere ascoltate, volevano, finalmente, trovare un canale per esprimere parti di se stesse. Tutto si è svolto come in una terapia e quest'impegno per il contatto nelle interviste e la spiegazione del nostro progetto è durato mesi". Il film fa comprendere come la soggettività femminile sia impregnata di forza di fronte a violenze inaudite e quanto queste risorse dovrebbero essere sorrette per l'evoluzione dei diritti umani.
Non a caso "Women" segue "Human" siglato dalla medesima regia e portato alla 72^ Mostra del Cinema di Venezia.
"Ci siamo resi conto che era venuto il tempo di andare incontro seriamente ai problemi delle donne - hanno dichiarato Anastasia Mikova e Yann Arthus Bertrand - e per queste ragioni siamo andati avanti. Ci piacerebbe che Women fosse visto da tutti, uomini e donne, in occasione del prossimo 8 Marzo. Gli incassi saranno devoluti in beneficenza per finanziare progetti umanitari e agevolare le donne che vogliano lavorare nel Cinema".