Piccole donne: un viaggio nell’Ottocento, tra i sogni, i limiti e gli obblighi imposti alle donne. Quattro ragazze intente a capire che tipo di donna essere nella vita. Il fantasma del matrimonio che sembra essere l’unica condizione di sopravvivenza e crescita economica e sociale per una donna. Un inno alla gratificazione personale della vita che ci si è scelti. Ha debuttato ieri in Italia “Piccole donne” di Greta Gerwig, settimo adattamento cinematografico dell’omonimo libro di Louisa May Alcott. Nel 1868 veniva pubblicato il romanzo “Piccole donne”, ancora oggi un libro di formazione per milioni di ragazze.

Il film è un manifesto universale di una ribellione sociale e della bellezza della disobbedienza critica. Mai come oggi attuale. Protagonisti della pellicola: la questione della donna, il femminismo, la sorellanza e la solidarietà tra donne, il tutto condito da un amore familiare sconfinato. Jo March, la protagonista e alter ego di Louisa May Alcott, è a New York in cerca di fortuna con la sua scrittura; Meg, la più grande delle sorelle, è presa dal suo matrimonio; Amy in Francia con la zia March, l’azzeccata e divertente Meryl Streep - a studiare pittura; la piccola Beth gravemente malata.

Le differenze tra il libro e il film

Inutile cercare di capire dove inizi la Gerwig e dove finisca la Alcott perché sarà capitato a molte donne di riconoscersi in una delle “piccole” March.

Un grande classico di femminilità, una versione più moderna e innovativa, ma fedelissima al romanzo seppur le regista si sia concessa qualche licenza. La scelta della regista è quella di iniziare il racconto delle quattro sorelle adulte e lontane da casa affidando ai flashback il racconto della loro infanzia. Le piccole donne vanno viste da grandi per capire meglio chi sono e qual è il loro percorso.

"Incontrarle adulte era lo specchio del mio aver ritrovato il libro da adulta. Volevo un film per ragazzi, ma anche per gli adulti che guardandolo ritrovassero il rapporto con loro stessi da giovani. - spiega la regista - Avevo letto il libro tante volte da ragazzina, l’ho ripreso in mano a trenta. L’idea di farne un film è venuta allora, ma volevo raccontare la storia con la consapevolezza con cui avevo riletto e riscoperto il classico a trent’anni”.

Il risultato è una grande vittoria per Greta Gerwig che è riuscita a fare delle quattro protagoniste delle eroine moderne, ma allo stesso tempo senza tempo. Aiutato sicuramente da un cast di alto livello, il film ha conquistato il pubblico e la critica ed è stato candidato per i maggiori premi, dal Golden Globe ai Bafta.

Jo, interpretata dalla talentuosa Saoirse Ronan, è stufa di sentir parlare di come si deve comportare una giovane ragazza e di come il matrimonio sia la strada per la realizzazione femminile. L’amore non è il porto sicuro del destino ed è da sempre restia a compiere questo passo, cederà solo quando troverà il vero amore. Non è di questo avviso la zia March che è convinta che Jo e le sue sorelle debbano sposarsi, possibilmente con un uomo benestante, ribadendo più volte che lei ha scelto di non farlo, ma solo perché era ricca.

Tutte le sorelle March alla fine arriveranno a sposarsi, ma nessuna per convenienza. Meg, Emma Watson, sceglierà un professore poco abbiente ed Emy, Florence Pugh, dopo aver cercato persino in Europa l’amore, si sposerà con il suo grande amore dell’infanzia. Valore aggiunto del film è andare a vederlo con mamma e sorelle.