L'universo percettivo e comportamentale dei bambini è il perno narrativo di "El Otro Tom/The Other Tom", film messicano e statunitense in concorso alla 78^ Mostra del Cinema di Venezia per la Sezione Orizzonti, opera dei due registi e sceneggiatori uruguaiano-messicani Rodrigo Pla e Laura Sandullo. La coppia di autori impregna in parole e immagini pieghe introspettive e analisi sociale, in una miscela originale di formule artistiche a cui si deve l'attribuzione di numerosi e prestigiosi premi internazionali.
Le proiezioni al Lido di Venezia di "El Otro Tom" sono iniziate mercoledì 8 e terminano il 10 settembre per la presentazione di una storia che tocca un tema di grande attualità: la prescrizione sempre più frequente di psicofarmaci per le depressioni infantili.
L'accento viene posto sulla complessità di esperienze e valutazioni riguardanti gli aspetti delle terapie ed i possibili effetti collaterali.
Elena, la protagonista, è una giovane madre single messicana che vive in Texas ad El Paso con Tom, figlio di 9 anni al quale è diagnosticato l'Adhd, un disturbo del neurosviluppo che incide sull'autocontrollo implicando deficit di attenzione ed iperattività. Per queste ragioni il ragazzino, dai capelli lunghi e ribelle con una gran passione per il surf, è etichettato a scuola come "problematico", ma la madre deciderà che non ci sarà mai "Un altro Tom" e che la parte buona di suo figlio non è quella che prende le pillole.
Un'anima a colori
Tom è un talento naturale nel disegno e nei colori e quando una tutor del percorso di sostegno gli porge un pennarello blu da utilizzare per la tinta della tristezza, ha uno scatto critico e dice: "Perché il blu è triste?
Mi piace il blu dell'oceano...però forse mi annoia anche". In questo frammento si può intravedere un involucro importante della cifra intimistica del film legata al filamento nascosto ma indistruttibile della soffusa empatia fra madre e figlio: è una luce blu a pervadere una delle scene finali in cui la complicità fra la madre ed il bambino si discioglie più tenera e stretta.
Un sentimento forte che è oltre la conflittualità che, pure, si manifesta fra i due e che finisce con l'essere il contenitore più profondo di ogni bisticcio.
Il film [VIDEO]non propone affatto una retorica familiare uncinata all'integrità del cordone ombelicale. Elena è graffiante, cerca di ritagliarsi spazi di vita per sé, lavora in fabbrica con turni di notte mentre il padre del piccolo, fondamentalmente assente, non invia regolarmente i "check" ( il film è in lingua inglese con inserti in spagnolo) per il mantenimento.
Tom, da parte sua, non capisce quando la madre rincasa tardi e si nasconde nell'armadio fra gli abiti colorati di lei. Rodrigo Pla e Laura Sandullo, con questo loro ultimo lavoro, suggeriscono una riflessione sulla correttezza dell'ingerenza delle istituzioni nel delicato equilibrio dei rapporti affettivi. La giovane donna deve ricorrere ai Servizi Sociali, ma sarebbe giusto revocarle la custodia del figlio per il fatto che, a seguito di un misterioso e grave incidente, non intende più somministrare i farmaci al bambino? "Quello che non voglio è uno zombie - afferma - vi suggerisco di lasciarci in pace. Io sostengo la mia casa, non voi".
Un finale aperto
Il racconto non intende intessere la fibra implicita del trattato politico con tesi precostituite ed obiettivi valoriali da conseguire.
Il nucleo narrativo è emotivo con pennellate da "Road Movie" che vedono la protagonista spesso in viaggio in auto nei solchi della sua determinazione a chiarire che cosa accada al figlio e in tragitti, anche psicologici, di liberazione in una grande città anonima che la mette con le spalle al muro. Il finale è aperto, mostra piscine e giochi d'acqua chiaramente evocativi del principio femminile e materno. Elena sa che dovrà affrontare la Procura e chiedere l'aiuto degli avvocati, ma il film non stabilisce un esito. Si chiude con una sospensiva, come una canzone interrotta e una melodia da far proseguire. A Elena piace cantare, ma Tom non la sopporta e bonariamente la interrompe. Si può notare che una delle inquadrature iniziali colloca significativamente sullo sfondo il manifesto di una band musicale inglese, i Radiohead che hanno all'attivo circa 40 milioni di dischi nel mondo, artefici di in un controcanto rock dedicato a chi - a causa dell'emarginazione - vede il mondo alla rovescia.
Fra gli attori ci sono la vulcanica Giulia Chavez, alla sua prima esperienza d'attrice e il giovanissimo Israel Rodriguez Bertorelli che ha raggiunto il palcoscenico teatrale già all'età di 5 anni e che vorrebbe continuare, anche nel doppiaggio. Sull'efficacia comunicativa hanno scommesso anche i coproduttori Alejandro De Icaza e Gabriela Maldonado in un film che si propone di oggettivare lo sguardo, coinvolgendo lo spettatore e commovendolo.