Vent’anni dopo I diari della motocicletta, il regista brasiliano Walter Salles torna al cinema con un’opera storica. Uscito nelle sale italiane il 30 gennaio, Io sono ancora qui (Ainda estou aqui è il titolo originale) è stato già premiato alla Mostra del Cinema di Venezia per la miglior sceneggiatura e candidato ai premi Oscar 2025 come miglior film, migliore attrice protagonista e miglior film internazionale.
Tratto dall’omonimo libro del 2015 di Marcelo Rubens Paiva, unico figlio maschio del desaparecido Rubens Paiva, racconta un dramma familiare ambientato in uno dei momenti più bui della storia del Brasile.
L'analisi del film
L’esperienza di Eunice Paiva è "sia una storia di sopravvivenza al lutto che lo specchio di una nazione ferita”, come dice il regista stesso.
È una storia è vera. Nella Rio de Janeiro a cavallo tra il 1970 e il 1971, oppressa dalla dittatura militare al potere dal 1961, la famiglia Paiva porta avanti la sua routine con serenità in una casa a pochi passi dalla spiaggia dove l’amore, i colori e la libertà intellettuale regnano sovrani.
Rubens (Selton Mello) è un ingegnere, ex deputato del partito laburista che ha già conosciuto l’esilio e sostenitore della ribellione pacifica, impegnato a costruire una grande casa, capace di ospitare lui, la moglie Eunice, i cinque figli, e i numerosi amici che spesso transitano da loro.
Ma i regimi non perdonano; così, un giorno, Rubens viene prelevato con il pretesto di rispondere ad alcune domande. In quella casa, Rubens non farà mai più ritorno. Un desaparecido in più.
Il focus del film, tuttavia, non è tanto la storia di Rubens Paiva, quanto la narrazione che ne viene fatta attraverso gli occhi della moglie, Eunice; è il racconto della resilienza di chi rimane, di chi sopravvive.
È il ritratto di una donna che mai si piega, mai si scompone; nemmeno quando viene sequestrata anch’essa, sottoposta a interrogatori ripetuti ed estenuanti e costretta, per dodici giorni, al totale isolamento in una cella buia e umida. Eunice che non sapeva niente ma che in un attimo capisce tutto.
Una donna che agli indicibili orrori del regime risponde sempre con un sorriso educato, con garbo, con una dignità che mai e in nessun caso può essere scalfita.
Una donna che rimane ben salda al timone della vita della sua famiglia senza arrendersi, capace di reinventarsi. Consapevole e fermamente pacata. Una donna che ha il volto di Fernanda Torres, premiata ai Golden Globe come miglio attrice in un film drammatico.
Un film composto, che invita alla riflessione
Totalmente privo di retorica, Io sono ancora qui è un film sempre composto, che vuole parlare alla testa dello spettatore, non alla sua pancia; non vuole incitarlo a urlare imbracciando un’arma. È infatti più un invito alla riflessione, a non dimenticare mai.
Marcelo Paiva scrisse il libro quando sua madre cominciava a perdere la memoria, nello stesso momento in cui il suo paese stava iniziando a dimenticare le barbarie perpetrate dalla dittatura militare.
Walter Salles firma una memoria necessaria, una denuncia ferma che invita a tener sempre presente che il diritto a dissentire e la libertà non sono mai valori scontati.