Dopo Il suono del mondo a memoria, edito da Bao Publishing, Giacomo Bevilacqua si è cimentato in una nuova storia totalmente diversa dalla prima graphic novel: Lavennder. Il nuovo lavoro di Bevilacqua, conosciuto anche come Keison, è stato pubblicato da Sergio Bonelli Editore, nel formato ‘Le Storie’, con ben 128 pagine interamente disegnate e colorate dall’autore romano. Dopo il grande successo delle sue strisce di A panda piace, e dopo la sua prima graphic novel Il suono del mondo a memoria, dalle sfumature introspettive e poetiche, Lavennder segna nuovamente un cambio di rotta nella scrittura di Keison.

Dalle risate di Panda, passando per la poesia newyorchese si approda alla tensione e alla suspense di Lavennder.

Un racconto ad alta tensione

La storia infatti ricorda molto quella serie di film tra il thriller e l'horror che, ambientati in paradisi terrestri, risultano poi delle trappole vere e proprie, sia per i protagonisti che devono lottare per la propria vita sia per gli spettatori che non possono fare a meno di tenere incollati gli occhi sullo schermo. Nel caso di Lavennder non ci sono schermi ma solo pagine. Sono proprio queste pagine dai colori sgargianti, che mostrano acque cristalline, tramonti, cieli stellati di cui però è impossibile godere appieno. Dopo aver prenotato una vacanza da sogno su un’isola deserta, una coppia di giovani si troverà di fronte a una serie di ostacoli e situazioni che renderanno tale esperienza tutto tranne che una vacanza riposante.

Sin dall’inizio infatti si trovano i primi segnali di qualcosa che non quadra, e il sogno della vacanza sull’isola deserta si trasforma dapprima in una di quelle dormite scomode in cui non si fa altro che rigirarsi nel letto, fino a prendere le forme di un vero e proprio incubo.

I personaggi

La costruzione dei personaggi può risultare stereotipata, con il belloccio e intrepido Aaron e la sua sensuale e acculturata compagna Gwen.

Ma è proprio così che funzionano. Personaggi che più classici non si può, catapultati in una delle situazioni più assurde. Inoltre Lavennder è una storia in cui una costruzione dettagliata del profilo psicologico non reggerebbe, in quanto nel contesto dell’isola sconosciuta tutto ciò che non rientra nella dimensione essenziale dell’istinto di sopravvivenza risulterebbe non funzionale, porterebbe solo un peso in più in una storia già densa, in quanto il lettore stesso, talmente coinvolto, non può e probabilmente non vuole addentrarsi nella mente dei personaggi.

I caratteri basici di Aaron e Gwen sono il lasciapassare per l’immedesimazione necessaria a godersi il racconto, senza fronzoli. E’ un classico racconto d’avventura (anche se sul finale, a sorpresa, tanto classico non risulta), e il perno della storia è costituito dall’azione, la fuga, la lotta.

Rispetto a Il suono del mondo a memoria, lo stile è meno evocativo e più realistico, ma nonostante questo porta di fronte lo spettatore il conflitto tra l’azzurro dell’acqua, la sabbia dorata e l’oscurità del racconto. Il risultato è un continuo senso di disagio che nasce dalla voglia di immergersi in quei colori e in quei luoghi e l’istinto di scappare via e posare il fumetto per prendere un po’ di respiro.

Anche l’ultimo lavoro di Bevilacqua può considerarsi un successo, in maniera diversa dalla sua prima opera, in quanto Lavennder si presenta da subito come un’opera meno ambiziosa. Ma la coerenza interna, il coinvolgimento quasi cinematografico e il tocco di originalità che caratterizza la storia e che fa spiccare il fumetto tra molti prodotti simili spesso classificati come di serie B, lo rendono un prodotto di tutto rispetto, emblematico del talento dell’autore.